A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto, in esclusiva radiofonica nazionale, Ivano Trotta, allenatore ed ex centrocampista, tra le tante, di Napoli e Juventus. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Mister, non trova che ci sia confusione nelle scelte di Tudor?
“Un po’ di confusione c’è, non si sa chi sia l’attaccante titolare, né quale sia il ruolo di Koopmeiners, ad esempio. Questo porta la Juventus a prendere tantissimi gol. Io non dico che non sia un buon allenatore, ma ho sempre sostenuto che per allenare la Juventus bisogna essere un top allenatore, cioè qualcuno che abbia già guidato squadre importanti. La ripartenza della Juve, dopo anni bui, non poteva permettersi errori da questo punto di vista. Ero perplesso su Tudor, e credo che la società abbia continuato su questa linea perché non abbia trovato un’alternativa di alto livello. Cambiare l’allenatore tanto per cambiare non avrebbe avuto senso. Ha fatto un percorso fino alla fine della passata stagione e, probabilmente, la società ha percepito che la squadra potesse comunque andare bene con lui, perciò ha preferito continuare. La mancanza di un’alternativa forte ha inciso molto. Di certo, se Conte avesse accettato la corte bianconera, staremmo parlando di altro: in quel caso non ci avrebbero pensato un attimo a cambiare. Però, con i ‘se’, la storia non si scrive".
Il Napoli, ieri, ha vinto ma è sembrato ancora un Napoli imballato, quasi pirandelliano, con più maschere che identità. Apparentemente il più penalizzato sembra McTominay, anche se non tutti sono d’accordo. Qual è la sua opinione?
“Chiaramente la situazione è completamente diversa rispetto all’anno scorso. Ora c’è la Champions, gli impegni sono maggiori e questo influisce a livello mentale e organizzativo. Non dico che Conte debba avere due squadre, ma servono tanti doppioni per fare un’alternanza costante. Conte la sua vera squadra ancora non l’ha trovata. Ha delle idee, ma è stato costretto – passatemi il termine – a far convivere i campioni che ha a disposizione. L’arrivo di De Bruyne, per esempio, è stata un’occasione che non potevi lasciarti scappare: un giocatore ancora in forma, con un contratto importante. Ma sono convinto che, se ci fosse stato un costo da pagare per il cartellino, il Napoli non l’avrebbe preso. L’occasione ha portato il mister a cercare una convivenza tra lo scozzese ed il belga che, francamente, fatica a concretizzarsi. L’anno scorso lo schema funzionava benissimo, perché avevi esterni forti e una struttura congeniale. Con questi nuovi inserimenti, rischi di penalizzare qualcuno, come sta accadendo a McTominay. Per questo, secondo me, Conte dovrà rivedere alcuni assetti tattici: sulla lunga ritornerà al 433. Per una squadra ambiziosa come il Napoli, che vuole continuare a stare ad alti livelli, servono grandi giocatori in campo ma anche alternative valide in panchina. Con i cinque cambi e con il calcio moderno, spesso le partite si risolvono proprio grazie a chi entra dalla panchina. Non è più come una volta: oggi chi subentra può decidere le gare. Abbiamo visto anche il ruolo del portiere: ieri, ad esempio, Milinkovic-Savic ha fatto una parata incredibile nel finale, ma probabilmente sabato tornerà in panchina".
Nell’alternanza dei portieri trova un senso logico?
“Secondo me Conte è convinto di avere due portieri forti e non vuole penalizzarne totalmente uno. Il portiere è un ruolo particolare: non avere continuità può sembrare un limite, ma entrambi hanno dimostrato di saper reggere. Lui li vede ogni giorno in allenamento e sa che entrambi sono mentalmente pronti. È una scelta che può avere una sua logica, sebbene non trovano continuità. Per me il portiere deve averla: guarda Donnarumma al City, gioca sempre lui, punto, nonostante sia appena arrivato. Ma a Napoli non è la prima volta che succede questa alternanza, è capitato anche in passato con altri portieri accanto a Meret, quindi non credo sia solo volontà di Conte".
di Napoli Magazine
02/10/2025 - 11:33
A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto, in esclusiva radiofonica nazionale, Ivano Trotta, allenatore ed ex centrocampista, tra le tante, di Napoli e Juventus. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Mister, non trova che ci sia confusione nelle scelte di Tudor?
“Un po’ di confusione c’è, non si sa chi sia l’attaccante titolare, né quale sia il ruolo di Koopmeiners, ad esempio. Questo porta la Juventus a prendere tantissimi gol. Io non dico che non sia un buon allenatore, ma ho sempre sostenuto che per allenare la Juventus bisogna essere un top allenatore, cioè qualcuno che abbia già guidato squadre importanti. La ripartenza della Juve, dopo anni bui, non poteva permettersi errori da questo punto di vista. Ero perplesso su Tudor, e credo che la società abbia continuato su questa linea perché non abbia trovato un’alternativa di alto livello. Cambiare l’allenatore tanto per cambiare non avrebbe avuto senso. Ha fatto un percorso fino alla fine della passata stagione e, probabilmente, la società ha percepito che la squadra potesse comunque andare bene con lui, perciò ha preferito continuare. La mancanza di un’alternativa forte ha inciso molto. Di certo, se Conte avesse accettato la corte bianconera, staremmo parlando di altro: in quel caso non ci avrebbero pensato un attimo a cambiare. Però, con i ‘se’, la storia non si scrive".
Il Napoli, ieri, ha vinto ma è sembrato ancora un Napoli imballato, quasi pirandelliano, con più maschere che identità. Apparentemente il più penalizzato sembra McTominay, anche se non tutti sono d’accordo. Qual è la sua opinione?
“Chiaramente la situazione è completamente diversa rispetto all’anno scorso. Ora c’è la Champions, gli impegni sono maggiori e questo influisce a livello mentale e organizzativo. Non dico che Conte debba avere due squadre, ma servono tanti doppioni per fare un’alternanza costante. Conte la sua vera squadra ancora non l’ha trovata. Ha delle idee, ma è stato costretto – passatemi il termine – a far convivere i campioni che ha a disposizione. L’arrivo di De Bruyne, per esempio, è stata un’occasione che non potevi lasciarti scappare: un giocatore ancora in forma, con un contratto importante. Ma sono convinto che, se ci fosse stato un costo da pagare per il cartellino, il Napoli non l’avrebbe preso. L’occasione ha portato il mister a cercare una convivenza tra lo scozzese ed il belga che, francamente, fatica a concretizzarsi. L’anno scorso lo schema funzionava benissimo, perché avevi esterni forti e una struttura congeniale. Con questi nuovi inserimenti, rischi di penalizzare qualcuno, come sta accadendo a McTominay. Per questo, secondo me, Conte dovrà rivedere alcuni assetti tattici: sulla lunga ritornerà al 433. Per una squadra ambiziosa come il Napoli, che vuole continuare a stare ad alti livelli, servono grandi giocatori in campo ma anche alternative valide in panchina. Con i cinque cambi e con il calcio moderno, spesso le partite si risolvono proprio grazie a chi entra dalla panchina. Non è più come una volta: oggi chi subentra può decidere le gare. Abbiamo visto anche il ruolo del portiere: ieri, ad esempio, Milinkovic-Savic ha fatto una parata incredibile nel finale, ma probabilmente sabato tornerà in panchina".
Nell’alternanza dei portieri trova un senso logico?
“Secondo me Conte è convinto di avere due portieri forti e non vuole penalizzarne totalmente uno. Il portiere è un ruolo particolare: non avere continuità può sembrare un limite, ma entrambi hanno dimostrato di saper reggere. Lui li vede ogni giorno in allenamento e sa che entrambi sono mentalmente pronti. È una scelta che può avere una sua logica, sebbene non trovano continuità. Per me il portiere deve averla: guarda Donnarumma al City, gioca sempre lui, punto, nonostante sia appena arrivato. Ma a Napoli non è la prima volta che succede questa alternanza, è capitato anche in passato con altri portieri accanto a Meret, quindi non credo sia solo volontà di Conte".