Su CRC è intervenuto il portavoce dei funzionari della Polizia di Stato, Girolamo Lacquaniti: "Il divieto generalizzato penso che non sia mai una buona soluzione. Quando vi è la necessità di imporre un divieto, che deve essere legato ad elementi specifici, ci troviamo di fronte ad una situazione che deve essere affrontata trovando una soluzione diversa e strutturale. Quello di soggetti legati all’ambito degli stadi che privano tante persone di un buono spettacolo, è un problema che tristemente sta ritornando. Un divieto dovrebbe sempre far accendere l’attenzione e dirci che c’è qualcosa che non va. Vivo e lavoro in una città in cui la squadra mobile della Polizia di Stato ha condotto un’attività di indagine che ha portato a diversi arresti per l’attività di spaccio all’interno della curva. Ho più di trent’anni di servizio in polizia: ho iniziato quando gli stadi erano davvero una zona franca. Sulla pelle dei nostri feriti e sulla morte di Filippo Raciti, abbiamo fatto in modo che questo cambiasse. Oggi la nostra preoccupazione è che si sia purtroppo fatto un passo indietro e che ci siano degli stadi che siano tornati ad essere zona franca. Eravamo arrivati ad un buon livello di sicurezza negli stadi, ma le ultime risultanze investigative ci indicano invece che alcuni stadi ed alcune tifoserie usano il pretesto del momento dell’incontro di calcio per svolgere delle vere e proprie attività criminali che sono legate allo spaccio di droga e alle estorsioni. Il divieto deve sempre essere considerato una triste necessità. A proposito del mutamento di alcune valutazioni, senza entrare nello specifico perché non posso e non voglio, ma è chiaro che la nostra attività informativa segue anche una serie di canali. Per questo motivo ci possono essere elementi che ci fanno pensare che è meglio ricorrere ad un divieto, piuttosto che correre rischi più gravi sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza. Io sono convinto che la strada da percorrere sia tornare ad alcuni anni fa quando, grazie al rispetto normale della legge, si era riusciti ad eliminare quel senso di zona franca che sembrava appartenere ai nostri stadi. Stiamo vivendo purtroppo una stagione dove comportamenti criminali, che nulla hanno a che fare con il calcio ed il tifo, si stanno riaffacciando ai nostri stadi. L’esperienza pregressa ci ha dimostrato che gli stadi possono diventare zone sicure e di divertimento. È indegno che dei criminali privino le persone per bene di questo spettacolo. Io rivolgerei un invito alle società calcistiche. Abbiamo vissuto la nostra migliore stagione quando le società di calcio hanno sposato in toto il progetto per riportare la sicurezza negli stadi e si sono fatte delle scelte condivise. Non abbiamo numeri che consentono militarizzazioni ulteriori nelle curve, e questa difficilmente può essere la soluzione al problema. Ma se tutti mettono il proprio contributo, anche non accettando pressioni indebite, noi possiamo ritornare alla stagione più bella che abbiamo vissuto. Ricordo un anno con numero incidenti zero: quando sono entrato io in polizia era impensabile. Abbiamo dimostrato che si può fare, dobbiamo tornare a farlo. Stiamo cercando di offrire le nostre migliori risorse".
di Napoli Magazine
20/09/2024 - 14:25
Su CRC è intervenuto il portavoce dei funzionari della Polizia di Stato, Girolamo Lacquaniti: "Il divieto generalizzato penso che non sia mai una buona soluzione. Quando vi è la necessità di imporre un divieto, che deve essere legato ad elementi specifici, ci troviamo di fronte ad una situazione che deve essere affrontata trovando una soluzione diversa e strutturale. Quello di soggetti legati all’ambito degli stadi che privano tante persone di un buono spettacolo, è un problema che tristemente sta ritornando. Un divieto dovrebbe sempre far accendere l’attenzione e dirci che c’è qualcosa che non va. Vivo e lavoro in una città in cui la squadra mobile della Polizia di Stato ha condotto un’attività di indagine che ha portato a diversi arresti per l’attività di spaccio all’interno della curva. Ho più di trent’anni di servizio in polizia: ho iniziato quando gli stadi erano davvero una zona franca. Sulla pelle dei nostri feriti e sulla morte di Filippo Raciti, abbiamo fatto in modo che questo cambiasse. Oggi la nostra preoccupazione è che si sia purtroppo fatto un passo indietro e che ci siano degli stadi che siano tornati ad essere zona franca. Eravamo arrivati ad un buon livello di sicurezza negli stadi, ma le ultime risultanze investigative ci indicano invece che alcuni stadi ed alcune tifoserie usano il pretesto del momento dell’incontro di calcio per svolgere delle vere e proprie attività criminali che sono legate allo spaccio di droga e alle estorsioni. Il divieto deve sempre essere considerato una triste necessità. A proposito del mutamento di alcune valutazioni, senza entrare nello specifico perché non posso e non voglio, ma è chiaro che la nostra attività informativa segue anche una serie di canali. Per questo motivo ci possono essere elementi che ci fanno pensare che è meglio ricorrere ad un divieto, piuttosto che correre rischi più gravi sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza. Io sono convinto che la strada da percorrere sia tornare ad alcuni anni fa quando, grazie al rispetto normale della legge, si era riusciti ad eliminare quel senso di zona franca che sembrava appartenere ai nostri stadi. Stiamo vivendo purtroppo una stagione dove comportamenti criminali, che nulla hanno a che fare con il calcio ed il tifo, si stanno riaffacciando ai nostri stadi. L’esperienza pregressa ci ha dimostrato che gli stadi possono diventare zone sicure e di divertimento. È indegno che dei criminali privino le persone per bene di questo spettacolo. Io rivolgerei un invito alle società calcistiche. Abbiamo vissuto la nostra migliore stagione quando le società di calcio hanno sposato in toto il progetto per riportare la sicurezza negli stadi e si sono fatte delle scelte condivise. Non abbiamo numeri che consentono militarizzazioni ulteriori nelle curve, e questa difficilmente può essere la soluzione al problema. Ma se tutti mettono il proprio contributo, anche non accettando pressioni indebite, noi possiamo ritornare alla stagione più bella che abbiamo vissuto. Ricordo un anno con numero incidenti zero: quando sono entrato io in polizia era impensabile. Abbiamo dimostrato che si può fare, dobbiamo tornare a farlo. Stiamo cercando di offrire le nostre migliori risorse".