NAPOLI - Dall'equilibrio mancante alla preoccupazione di De Laurentiis: ecco i 5 spunti sul momento del Napoli.
- Il gol preso contro il modestissimo Union Berlino ha chiarito ulteriormente una cosa: a questo Napoli manca il giusto equilibrio. Reparti sempre distanti, marcature preventive totalmente assenti, posizionamenti più che dubbi. Fa strano attribuire queste caratteristiche negative alla stessa identica squadra che solo qualche mese fa festeggiava la vittoria di uno storico scudetto. Eppure siamo qui, a raccontare di un Napoli con poche idee e profondamente diverso rispetto a quello di Spalletti. Inutile fare paragoni col passato, è giusto ribadirlo, ma da quel 4 maggio non sono passati 3 o 4 anni come potrebbe sembrare. Se una squadra peggiora così tanto in soli 6 mesi qualcosa deve essere andato storto. Inutile negarlo.
- Tra le poche cose che invece funzionano c'è sicuramente Politano, il migliore per distacco tra gli azzurri in questa prima altalenante parte di stagione. MVP anche nell'ultimo turno di Champions, l'esterno numero 21 sta trascinando i suoi compagni a suon di gol, assist, giocate ed anche recuperi difensivi degni di nota. Un giocatore forte, potenzialmente fortissimo, che negli scorsi anni aveva raramente trovato questa continuità di rendimento. Lui, così come altri, meriterebbe un sostanzioso rinnovo a stretto giro. Per tutto ciò che sta dando, nonostante le difficoltà generali, sarebbe più che doveroso.
- Cosa non sta funzionando? Tantissime cose, ma tra tutte spiccano le troppe prestazioni al di sotto delle aspettative da parte di Lobotka. Numerosi i suoi errori in fase di impostazione anche contro l'Union Berlino. Ma è tutta colpa sua? Assolutamente no. Lo slovacco è diventato centrale nel progetto azzurro con l'avvento di Spalletti, il quale fu bravo a costruirgli la squadra attorno. Tutto, spesso e volentieri, dipendeva dal 68: tempi di gioco, ritmi e prima costruzione. Tutte cose che quest'anno, almeno fin qui, sono quasi frutto dell'improvvisazione. Molto dipende dalle giocate dei singoli, ma quando i movimenti collettivi non sono corretti anche uno con le qualità di Lobotka può andare in difficoltà. Toccherebbe all'allenatore trovare una soluzione.
- Ecco, l'allenatore. Garcia, che non è l'unico colpevole dell'andamento degli azzurri, dovrebbe rendersi conto che le cose non stanno proseguendo esattamente come ci si aspettava. Cercare nemici vari, senza fare quasi mai una costruttiva autocritica, non gli faciliterá il lavoro a lungo andare. La stagione è ancora lunghissima e tutti gli obiettivi sono tutto sommato alla portata, ma quali sono i reali traguardi che la società vorrebbe raggiungere? Questo andrebbe chiarito. Se parliamo di ottavi di finale di Champions League, piazzamento tra le prime quattro in campionato e magari una semifinale/finale in Coppa Italia ci siamo, nonostante le prestazioni tutt'altro che brillanti. In caso contrario, con il rendimento attuale, parlare di grande percorso europeo e scudetto diventerebbe quasi tragicomico. Serve una svolta, tecnica e tattica. Un cambio in panchina arriverebbe solo in caso di ulteriori risultati super negativi, ci auguriamo dunque che non si arrivi a quel punto. Ma qualcosa va fatto e non sta a noi dire cosa. Una seconda occasione si concede a tutti (anche se in questo caso dovremmo parlare di terza), speriamo che l'allenatore sappia farne buon uso.
- Chiudiamo parlando della società. Il presidente De Laurentiis raramente agisce senza motivo. La vicinanza alla squadra è un segno inequivocabile: c'è preoccupazione. Il numero uno azzurro vuole seguire gli allenamenti della squadra, vuole osservare i metodi di lavoro di Garcia e del suo staff. Non si tratta solo di "supporto", sarebbe sciocco pensarlo. D'altra parte lo stesso ADL, non troppo tempo fa, ammise di aver forse sbagliato alcune scelte in estate. Evitare un esonero, senza avere tra le mani un sostituto all'altezza, sembra essere il principale obiettivo in questo momento. Troppo dispendioso sia dal punto di vista economico che mentale, soprattutto a metà novembre. Rimanere in questo eterno purgatorio, però, non è utile a nessuno ed anche questo il presidente lo sa benissimo. Si spera possa arrivare la svolta di cui sopra, ma per fare un passo avanti a volte è necessario farne due indietro. Serve coraggio, ora più che mai.
Simone Santacroce
Napoli Magazine
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di Napoli Magazine
10/11/2023 - 18:23
NAPOLI - Dall'equilibrio mancante alla preoccupazione di De Laurentiis: ecco i 5 spunti sul momento del Napoli.
- Il gol preso contro il modestissimo Union Berlino ha chiarito ulteriormente una cosa: a questo Napoli manca il giusto equilibrio. Reparti sempre distanti, marcature preventive totalmente assenti, posizionamenti più che dubbi. Fa strano attribuire queste caratteristiche negative alla stessa identica squadra che solo qualche mese fa festeggiava la vittoria di uno storico scudetto. Eppure siamo qui, a raccontare di un Napoli con poche idee e profondamente diverso rispetto a quello di Spalletti. Inutile fare paragoni col passato, è giusto ribadirlo, ma da quel 4 maggio non sono passati 3 o 4 anni come potrebbe sembrare. Se una squadra peggiora così tanto in soli 6 mesi qualcosa deve essere andato storto. Inutile negarlo.
- Tra le poche cose che invece funzionano c'è sicuramente Politano, il migliore per distacco tra gli azzurri in questa prima altalenante parte di stagione. MVP anche nell'ultimo turno di Champions, l'esterno numero 21 sta trascinando i suoi compagni a suon di gol, assist, giocate ed anche recuperi difensivi degni di nota. Un giocatore forte, potenzialmente fortissimo, che negli scorsi anni aveva raramente trovato questa continuità di rendimento. Lui, così come altri, meriterebbe un sostanzioso rinnovo a stretto giro. Per tutto ciò che sta dando, nonostante le difficoltà generali, sarebbe più che doveroso.
- Cosa non sta funzionando? Tantissime cose, ma tra tutte spiccano le troppe prestazioni al di sotto delle aspettative da parte di Lobotka. Numerosi i suoi errori in fase di impostazione anche contro l'Union Berlino. Ma è tutta colpa sua? Assolutamente no. Lo slovacco è diventato centrale nel progetto azzurro con l'avvento di Spalletti, il quale fu bravo a costruirgli la squadra attorno. Tutto, spesso e volentieri, dipendeva dal 68: tempi di gioco, ritmi e prima costruzione. Tutte cose che quest'anno, almeno fin qui, sono quasi frutto dell'improvvisazione. Molto dipende dalle giocate dei singoli, ma quando i movimenti collettivi non sono corretti anche uno con le qualità di Lobotka può andare in difficoltà. Toccherebbe all'allenatore trovare una soluzione.
- Ecco, l'allenatore. Garcia, che non è l'unico colpevole dell'andamento degli azzurri, dovrebbe rendersi conto che le cose non stanno proseguendo esattamente come ci si aspettava. Cercare nemici vari, senza fare quasi mai una costruttiva autocritica, non gli faciliterá il lavoro a lungo andare. La stagione è ancora lunghissima e tutti gli obiettivi sono tutto sommato alla portata, ma quali sono i reali traguardi che la società vorrebbe raggiungere? Questo andrebbe chiarito. Se parliamo di ottavi di finale di Champions League, piazzamento tra le prime quattro in campionato e magari una semifinale/finale in Coppa Italia ci siamo, nonostante le prestazioni tutt'altro che brillanti. In caso contrario, con il rendimento attuale, parlare di grande percorso europeo e scudetto diventerebbe quasi tragicomico. Serve una svolta, tecnica e tattica. Un cambio in panchina arriverebbe solo in caso di ulteriori risultati super negativi, ci auguriamo dunque che non si arrivi a quel punto. Ma qualcosa va fatto e non sta a noi dire cosa. Una seconda occasione si concede a tutti (anche se in questo caso dovremmo parlare di terza), speriamo che l'allenatore sappia farne buon uso.
- Chiudiamo parlando della società. Il presidente De Laurentiis raramente agisce senza motivo. La vicinanza alla squadra è un segno inequivocabile: c'è preoccupazione. Il numero uno azzurro vuole seguire gli allenamenti della squadra, vuole osservare i metodi di lavoro di Garcia e del suo staff. Non si tratta solo di "supporto", sarebbe sciocco pensarlo. D'altra parte lo stesso ADL, non troppo tempo fa, ammise di aver forse sbagliato alcune scelte in estate. Evitare un esonero, senza avere tra le mani un sostituto all'altezza, sembra essere il principale obiettivo in questo momento. Troppo dispendioso sia dal punto di vista economico che mentale, soprattutto a metà novembre. Rimanere in questo eterno purgatorio, però, non è utile a nessuno ed anche questo il presidente lo sa benissimo. Si spera possa arrivare la svolta di cui sopra, ma per fare un passo avanti a volte è necessario farne due indietro. Serve coraggio, ora più che mai.
Simone Santacroce
Napoli Magazine
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