Anche Henrikh Mkhitaryan è tra i protagonisti dell’ultima giornata de Il Festival dello Sport di Trento, insieme a Luciano Spalletti, Zinédine Zidane e tanti altri.
Il centrocampista dell’Inter ha esordito parlando proprio della propria autobiografia da poco uscita, motivando anche la scelta del nome “Sempre al centro“: “Significa molto perché ho sempre provato a fare il massimo per diventare un calciatore. Per giocare a quel gioco che mi piace tantissimo“.
Mkhitaryan ha proseguito raccontando parlando di Jurgen Klopp, suo allenatore al Borussia Dortmund: “Ogni volta che gli volevi parlare, lui era sempre disponibile. Sia se volevi parlare di calcio che di problemi nella vita. Ho avuto qualche difficoltà nella mia vita a Dortmund e mi ha aiutato molto. Rispettiamo la sua scelta di non allenare più, ma è un peccato perdere uno così nel mondo del calcio perché ha dato tanto”.
Dopodiché, l’armeno ha anche parlato del momento in cui a Dortmund è arrivato Tuchel: “In quel periodo io volevo andarmene via perché non mi sentivo bene fisicamente e mentalmente. Poi lui voleva parlarmi e mi ha detto: ‘Guarda io voglio farti giocare qui e farai 15 gol e 15 assist’. Io avevo perso la fiducia, ma iniziammo forte e le cose andarono bene”.
Il centrocampista dell’Inter si è soffermato poi sul trasferimento al Manchester United: “Avevo il contratto con il Borussia Dortmund davanti a me ma c’era anche la chiamata di Mourinho con il Man United che mi voleva. Ho pensato che questa opportunità capita una volta nella vita. Ho detto sì e sono andato“.
E su Mourinho: “Nonostante le difficoltà all’inizio della stagione, mi ha fatto crescere come persona e come uomo. Io sono una persona che non ha mai mollato e non mollerà. Mi metteva in difficoltà perché voleva vedere se riuscivo a uscirne. Gli sono grato perché mi ha fatto capire cosa significa questo mondo del calcio. Faceva giochi psicologici per vedere se fossi forte mentalmente per giocare le partite più difficili. È il suo modo di allenare e di capire se si può fidare di te oppure no“.
L’armeno è tornato poi sulla propria esperienza alla Roma: “Tutto è iniziato a metà agosto nel 2019. Mi chiama Raiola e mi dice ‘Dobbiamo andare via perché non sei felice. Preferisci Milan o Roma?’. Io ho detto che volevo giocare, poi in quel periodo il Milan si era focalizzato sull’acquisto di Taison dallo Shakhtar e gli ho detto ‘Beh in questo caso meglio andare a Roma’. L’accoglienza è stata una cosa pazzesca. Ho vissuto pure quel momento e sono molto grato. La piazza è molto calda e la gente è pazza, in senso positivo. Ho ritrovato la felicità e il piacere di giocare a calcio. Dal primo giorno è andato tutto benissimo”.
Ma come si è sviluppato il trasferimento all’Inter? “Tutto è iniziato dopo il mio secondo anno alla Roma, quando ho avuto quella chiamata di Ausilio in cui mi ha detto che l’Inter mi voleva. Dopo quella telefonata non ci siamo più sentiti. Poi alla terza stagione alla Roma c’era il discorso del rinnovo. Tiago Pinto sapeva che mi piaceva la città e che volevo finire la carriera là.
Dopo aver giocato contro l’Inter mi ha richiamato Ausilio. Noi eravamo ancora in corsa e dovevamo giocare la finale di Conference League ma ho detto sì perché la Roma non era molto chiara con me. La Roma mi ha detto di parlare con Mourinho e di dirgli cosa volevo. Ma era tardi e avevo già dato la mia parola all’Inter”.
Poi, su Inzaghi: “Ho vissuto 3 anni bellissimi con lui, mi ha dato una seconda giovinezza. È stato un allenatore fondamentale e importante per questa Inter. Se ci ha distratto il suo addio? La gente parlava più di questo che della finale di Champions e magari questo ci ha un po’ disturbato. Lui non voleva parlare di niente e voleva concentrarsi sulla finale“.
Ora, però, c’è mister Chivu: “Con lui gioco meno? Non posso dimenticare che farò 37 anni. Sono pronto ad aiutare giocando una partita a settimana e non giocandole tutte. Sto accettando tutto quello che fa per la squadra perché lui fa tutto per il bene del club. Vedo una persona con un grande futuro“.
Poi, invece, Mkhitaryan ha parlato delle due finali di Champions perse: “A Istanbul siamo andati come una squadra che doveva perdere 3-0, perché loro erano troppo forti. Ma abbiamo fatto vedere a tutti che potevamo giocarcela alla pari. A Monaco, invece, magari ci siamo bruciati perché giocando contro Bayern e Barcellona – facendo 4 partite super – abbiamo pensato di poter vincere anche contro il PSG“.
di Napoli Magazine
12/10/2025 - 17:07
Anche Henrikh Mkhitaryan è tra i protagonisti dell’ultima giornata de Il Festival dello Sport di Trento, insieme a Luciano Spalletti, Zinédine Zidane e tanti altri.
Il centrocampista dell’Inter ha esordito parlando proprio della propria autobiografia da poco uscita, motivando anche la scelta del nome “Sempre al centro“: “Significa molto perché ho sempre provato a fare il massimo per diventare un calciatore. Per giocare a quel gioco che mi piace tantissimo“.
Mkhitaryan ha proseguito raccontando parlando di Jurgen Klopp, suo allenatore al Borussia Dortmund: “Ogni volta che gli volevi parlare, lui era sempre disponibile. Sia se volevi parlare di calcio che di problemi nella vita. Ho avuto qualche difficoltà nella mia vita a Dortmund e mi ha aiutato molto. Rispettiamo la sua scelta di non allenare più, ma è un peccato perdere uno così nel mondo del calcio perché ha dato tanto”.
Dopodiché, l’armeno ha anche parlato del momento in cui a Dortmund è arrivato Tuchel: “In quel periodo io volevo andarmene via perché non mi sentivo bene fisicamente e mentalmente. Poi lui voleva parlarmi e mi ha detto: ‘Guarda io voglio farti giocare qui e farai 15 gol e 15 assist’. Io avevo perso la fiducia, ma iniziammo forte e le cose andarono bene”.
Il centrocampista dell’Inter si è soffermato poi sul trasferimento al Manchester United: “Avevo il contratto con il Borussia Dortmund davanti a me ma c’era anche la chiamata di Mourinho con il Man United che mi voleva. Ho pensato che questa opportunità capita una volta nella vita. Ho detto sì e sono andato“.
E su Mourinho: “Nonostante le difficoltà all’inizio della stagione, mi ha fatto crescere come persona e come uomo. Io sono una persona che non ha mai mollato e non mollerà. Mi metteva in difficoltà perché voleva vedere se riuscivo a uscirne. Gli sono grato perché mi ha fatto capire cosa significa questo mondo del calcio. Faceva giochi psicologici per vedere se fossi forte mentalmente per giocare le partite più difficili. È il suo modo di allenare e di capire se si può fidare di te oppure no“.
L’armeno è tornato poi sulla propria esperienza alla Roma: “Tutto è iniziato a metà agosto nel 2019. Mi chiama Raiola e mi dice ‘Dobbiamo andare via perché non sei felice. Preferisci Milan o Roma?’. Io ho detto che volevo giocare, poi in quel periodo il Milan si era focalizzato sull’acquisto di Taison dallo Shakhtar e gli ho detto ‘Beh in questo caso meglio andare a Roma’. L’accoglienza è stata una cosa pazzesca. Ho vissuto pure quel momento e sono molto grato. La piazza è molto calda e la gente è pazza, in senso positivo. Ho ritrovato la felicità e il piacere di giocare a calcio. Dal primo giorno è andato tutto benissimo”.
Ma come si è sviluppato il trasferimento all’Inter? “Tutto è iniziato dopo il mio secondo anno alla Roma, quando ho avuto quella chiamata di Ausilio in cui mi ha detto che l’Inter mi voleva. Dopo quella telefonata non ci siamo più sentiti. Poi alla terza stagione alla Roma c’era il discorso del rinnovo. Tiago Pinto sapeva che mi piaceva la città e che volevo finire la carriera là.
Dopo aver giocato contro l’Inter mi ha richiamato Ausilio. Noi eravamo ancora in corsa e dovevamo giocare la finale di Conference League ma ho detto sì perché la Roma non era molto chiara con me. La Roma mi ha detto di parlare con Mourinho e di dirgli cosa volevo. Ma era tardi e avevo già dato la mia parola all’Inter”.
Poi, su Inzaghi: “Ho vissuto 3 anni bellissimi con lui, mi ha dato una seconda giovinezza. È stato un allenatore fondamentale e importante per questa Inter. Se ci ha distratto il suo addio? La gente parlava più di questo che della finale di Champions e magari questo ci ha un po’ disturbato. Lui non voleva parlare di niente e voleva concentrarsi sulla finale“.
Ora, però, c’è mister Chivu: “Con lui gioco meno? Non posso dimenticare che farò 37 anni. Sono pronto ad aiutare giocando una partita a settimana e non giocandole tutte. Sto accettando tutto quello che fa per la squadra perché lui fa tutto per il bene del club. Vedo una persona con un grande futuro“.
Poi, invece, Mkhitaryan ha parlato delle due finali di Champions perse: “A Istanbul siamo andati come una squadra che doveva perdere 3-0, perché loro erano troppo forti. Ma abbiamo fatto vedere a tutti che potevamo giocarcela alla pari. A Monaco, invece, magari ci siamo bruciati perché giocando contro Bayern e Barcellona – facendo 4 partite super – abbiamo pensato di poter vincere anche contro il PSG“.