Calcio
JUVENTUS - Kelly: "Ci ho messo 10 secondi ad accettare questo club, non me lo aspettavo"
17.10.2025 15:45 di Napoli Magazine
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Non rilascia molte interviste, ma quando parla Lloyd Kelly lascia il segno. Il difensore inglese della Juventus, infatti, nel corso di Small Podcast, format creato dal club bianconero e trasmesso sui propri canali social, si è aperto raccontando ogni aspetto della sua vita, dall’infanzia alla sua “ossessione” per lo stile e i capelli, ma anche l’approdo a Torino: “Non me lo aspettavo perché in quel momento, anche se non giocavo molto al Newcastle, ero comunque uno dei senatori del gruppo e mi sentivo importante”. 

“Il mio agente mi ha chiamato e mi ha semplicemente chiesto: ‘Ti piacerebbe trasferirti alla Juventus?’ Ho impiegato dieci secondi per capire cosa intendesse e poi ho risposto di sì. Andiamo. Anche se la porta fosse stata solo socchiusa, avrei detto: ‘Spingiamo per aprirla’. Per fortuna è successo davvero" ha raccontato.

Un’intervista, quella al podcast bianconero, che è speciale: “Le posso contare sulle dita di una mano, però è sempre bello avere l’occasione di raccontare la propria storia, di far vedere un lato diverso della propria vita. La gente ti conosce solo come calciatore, quindi è bello anche poter parlare d’altro”.

Neo 27enne, col compleanno festeggiato lo scorso 6 ottobre, Kelly ha aggiunto: “Sinceramente mi sento ancora piuttosto giovane. Anche se gli anni passano in fretta, cerco di mantenermi così il più a lungo possibile. Come ho festeggiato? Sono molto tranquillo. Siamo tornati a casa e ho passato del tempo con la famiglia e gli amici. Abbiamo fatto una cena in centro a Torino. Niente di eccessivo. Non sono il tipo che fa grandi feste. Niente discoteche, festival o cene esagerate, preferisco le cose semplici. Quando è il momento di rilassarsi, lo faccio volentieri, ma senza esagerare. Cerco di restare sempre con i piedi per terra”.

Ma c’è anche un altro Kelly, quello che ha l’”ossessione” per i capelli: “Vado dal parrucchiere ogni dieci giorni, più o meno. A volte anche una volta a settimana, se il calendario è fitto di partite. Ma mai più spesso di così. Da una parte mi piace tenermi in ordine, prendermi cura di me. Dall’altra, c’è l’aspetto estetico, lo stile, la moda. Ci sono tantissimi tagli, stili, colori… è anche un modo per esprimersi. C’è stato un periodo in cui ero biondo platino. Super biondo. Succedeva quando ero più giovane, al Bristol City. È durata circa due anni. Poi ho deciso che era tempo di cambiare, crescere un po’, e ho lasciato perdere.  Penso che oggi il mio taglio rappresenti me stesso e le mie radici. È una parte della mia identità. La prima volta ho mostrato una foto di Kingsley Coman. Volevo un taglio come il suo. Poi l’ho leggermente adattato, ma sì… direi che è partito tutto da lì”.

Sull’uso dei social ha aggiunto: “Ci sono tanti aspetti positivi: puoi condividere cose importanti, connetterti con le persone, ispirare. Io cerco di usarli per mandare un messaggio positivo, soprattutto ai più giovani. Che tipo di messaggio? Che con coraggio, disciplina e sogni chiari, si può arrivare dove si vuole. Io li uso per far vedere questo. Non solo calcio, ma anche percorso personale. È un modo per raccontare che ce la puoi fare. A volte anche solo osare con il look può avere un impatto. Culturale, sociale. E può trasmettere qualcosa".

La vita dell’inglese, però, non è stata semplice: “Dall’età di… Quanti anni avevo? Direi sei o sette, io, mia sorella maggiore e mio fratello minore siamo entrati nel sistema di affido e ci siamo rimasti, nel sistema di affido, fino alla maggiore età, cioè 18 anni. E durante quel periodo durato 11 anni, ci siamo trasferiti in tre case diverse con famiglie diverse. Quello che ricordo è uscire da scuola, le elementari, tornare a casa, cambiarmi e uscire subito. Andare al parco. Sì, al parco a giocare. Questo è stato prima di entrare nelle giovanili del Bristol City. Ero sempre fuori a giocare con gli amici, amavamo il calcio. Era una cosa che mi piaceva fare. Ovviamente ero troppo piccolo per pensare che un giorno avrei potuto farlo per mestiere. È sempre stata una cosa che volevo fare, tutto qui”.

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JUVENTUS - Kelly: "Ci ho messo 10 secondi ad accettare questo club, non me lo aspettavo"

di Napoli Magazine

17/10/2025 - 15:45

Non rilascia molte interviste, ma quando parla Lloyd Kelly lascia il segno. Il difensore inglese della Juventus, infatti, nel corso di Small Podcast, format creato dal club bianconero e trasmesso sui propri canali social, si è aperto raccontando ogni aspetto della sua vita, dall’infanzia alla sua “ossessione” per lo stile e i capelli, ma anche l’approdo a Torino: “Non me lo aspettavo perché in quel momento, anche se non giocavo molto al Newcastle, ero comunque uno dei senatori del gruppo e mi sentivo importante”. 

“Il mio agente mi ha chiamato e mi ha semplicemente chiesto: ‘Ti piacerebbe trasferirti alla Juventus?’ Ho impiegato dieci secondi per capire cosa intendesse e poi ho risposto di sì. Andiamo. Anche se la porta fosse stata solo socchiusa, avrei detto: ‘Spingiamo per aprirla’. Per fortuna è successo davvero" ha raccontato.

Un’intervista, quella al podcast bianconero, che è speciale: “Le posso contare sulle dita di una mano, però è sempre bello avere l’occasione di raccontare la propria storia, di far vedere un lato diverso della propria vita. La gente ti conosce solo come calciatore, quindi è bello anche poter parlare d’altro”.

Neo 27enne, col compleanno festeggiato lo scorso 6 ottobre, Kelly ha aggiunto: “Sinceramente mi sento ancora piuttosto giovane. Anche se gli anni passano in fretta, cerco di mantenermi così il più a lungo possibile. Come ho festeggiato? Sono molto tranquillo. Siamo tornati a casa e ho passato del tempo con la famiglia e gli amici. Abbiamo fatto una cena in centro a Torino. Niente di eccessivo. Non sono il tipo che fa grandi feste. Niente discoteche, festival o cene esagerate, preferisco le cose semplici. Quando è il momento di rilassarsi, lo faccio volentieri, ma senza esagerare. Cerco di restare sempre con i piedi per terra”.

Ma c’è anche un altro Kelly, quello che ha l’”ossessione” per i capelli: “Vado dal parrucchiere ogni dieci giorni, più o meno. A volte anche una volta a settimana, se il calendario è fitto di partite. Ma mai più spesso di così. Da una parte mi piace tenermi in ordine, prendermi cura di me. Dall’altra, c’è l’aspetto estetico, lo stile, la moda. Ci sono tantissimi tagli, stili, colori… è anche un modo per esprimersi. C’è stato un periodo in cui ero biondo platino. Super biondo. Succedeva quando ero più giovane, al Bristol City. È durata circa due anni. Poi ho deciso che era tempo di cambiare, crescere un po’, e ho lasciato perdere.  Penso che oggi il mio taglio rappresenti me stesso e le mie radici. È una parte della mia identità. La prima volta ho mostrato una foto di Kingsley Coman. Volevo un taglio come il suo. Poi l’ho leggermente adattato, ma sì… direi che è partito tutto da lì”.

Sull’uso dei social ha aggiunto: “Ci sono tanti aspetti positivi: puoi condividere cose importanti, connetterti con le persone, ispirare. Io cerco di usarli per mandare un messaggio positivo, soprattutto ai più giovani. Che tipo di messaggio? Che con coraggio, disciplina e sogni chiari, si può arrivare dove si vuole. Io li uso per far vedere questo. Non solo calcio, ma anche percorso personale. È un modo per raccontare che ce la puoi fare. A volte anche solo osare con il look può avere un impatto. Culturale, sociale. E può trasmettere qualcosa".

La vita dell’inglese, però, non è stata semplice: “Dall’età di… Quanti anni avevo? Direi sei o sette, io, mia sorella maggiore e mio fratello minore siamo entrati nel sistema di affido e ci siamo rimasti, nel sistema di affido, fino alla maggiore età, cioè 18 anni. E durante quel periodo durato 11 anni, ci siamo trasferiti in tre case diverse con famiglie diverse. Quello che ricordo è uscire da scuola, le elementari, tornare a casa, cambiarmi e uscire subito. Andare al parco. Sì, al parco a giocare. Questo è stato prima di entrare nelle giovanili del Bristol City. Ero sempre fuori a giocare con gli amici, amavamo il calcio. Era una cosa che mi piaceva fare. Ovviamente ero troppo piccolo per pensare che un giorno avrei potuto farlo per mestiere. È sempre stata una cosa che volevo fare, tutto qui”.