Calcio
LEGA PRO - Zola: "Giovani e calcio, è necessaria una rivoluzione, le società lo stanno capendo, noi facevamo sei ore ogni giorno in cortile, e sempre con il pallone attaccato ai piedi"
22.11.2025 14:17 di Napoli Magazine
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Gianfranco Zola, ex attaccante del Napoli e della Nazionale, attuale Vice presidente della Lega Pro, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport. Ecco un estratto:

"E' necessaria una rivoluzione. Un ragazzo di diciassette anni che ha delle qualità lo devi mettere davanti ad un percorso: non tutti nascono fenomeni, Roberto Baggio o Del Piero. Ma fenomeni possono diventare: a diciassette anni, seppur bravo, non sei ancora pronto e sei hai fatto solo il settore giovanile, il salto in prima squadra è come andare su Marte…".

Si è perso il calcio per strada.

"Si è perso quello che avevamo noi: oggi fanno tre allenamenti a settimana, sei ore di lavoro di cui meno della metà con il pallone tra i piedi. Io, e altri come me, sei ore le facevamo ogni giorno in cortile. E sempre con il pallone attaccato ai piedi".

Sull'investimento dei giovani.

"La qualità in chi è chiamato ad allenare deve essere sentita come una condizione a cui non si può più rinunciare: i nostri club lo stanno capendo, molti lo hanno già capito, in tanti si stanno adeguando con l’inserimento di figure specializzate sul tema. Un inizio molto promettente se è vero che quarantadue società su 57 hanno aumentato, sensibilmente, lo spazio per i ragazzi cresciuti con loro".

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LEGA PRO - Zola: "Giovani e calcio, è necessaria una rivoluzione, le società lo stanno capendo, noi facevamo sei ore ogni giorno in cortile, e sempre con il pallone attaccato ai piedi"

di Napoli Magazine

22/11/2025 - 14:17

Gianfranco Zola, ex attaccante del Napoli e della Nazionale, attuale Vice presidente della Lega Pro, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport. Ecco un estratto:

"E' necessaria una rivoluzione. Un ragazzo di diciassette anni che ha delle qualità lo devi mettere davanti ad un percorso: non tutti nascono fenomeni, Roberto Baggio o Del Piero. Ma fenomeni possono diventare: a diciassette anni, seppur bravo, non sei ancora pronto e sei hai fatto solo il settore giovanile, il salto in prima squadra è come andare su Marte…".

Si è perso il calcio per strada.

"Si è perso quello che avevamo noi: oggi fanno tre allenamenti a settimana, sei ore di lavoro di cui meno della metà con il pallone tra i piedi. Io, e altri come me, sei ore le facevamo ogni giorno in cortile. E sempre con il pallone attaccato ai piedi".

Sull'investimento dei giovani.

"La qualità in chi è chiamato ad allenare deve essere sentita come una condizione a cui non si può più rinunciare: i nostri club lo stanno capendo, molti lo hanno già capito, in tanti si stanno adeguando con l’inserimento di figure specializzate sul tema. Un inizio molto promettente se è vero che quarantadue società su 57 hanno aumentato, sensibilmente, lo spazio per i ragazzi cresciuti con loro".