Cultura & Gossip
LIBRI - "Il primo a prender fuoco fu Totò" di Aldo Masullo
01.10.2025 10:13 di Napoli Magazine
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Mi chiamo Masotola Giuseppe, per tutti Monsù Peppino, pure mia moglie mi chiamava così. Sono nato a Napoli nel 1889 e sono morto prima di morire quando ho smesso di cucinare.

Il profumo del rraù incontra la polvere da sparo, il cinema neorealista si specchia nella tragedia della guerra e la cucina si fa rifugio dell’anima nel nuovo romanzo di Bruno Damini: Il primo a prendere fuoco fu Totò, pubblicato da edizioni Minerva. È un viaggio nella memoria di un uomo, Peppino Masotola (Napoli 1889 – 1970), la cui vita avventurosa ha attraversato come un romanzo epico quasi un secolo di Grande Storia per essere poi cancellata da lui stesso nel tentativo di bruciare preziose lettere, attestati e soprattutto fotografie, inconsapevole che quelle tracce fossero la trama della sua personale grande storia.

 

Il primo a prender fuoco fu Totò, e Peppino finisce in fiamme al suo fianco nella piccola istantanea ripresa a Villa Olivella, dov’era primo cuoco del conte Caetani quando Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman e George Sanders, girava il film Viaggio in Italia.

 

Qualche zolfanello e le mie piccole foto in bianco e nero cominciano a friggere in silenzio, si gonfiano in bolle i ritratti della mia vita di cuoco con re, principi, ammiragli e marinai, le cucine da campo della Grande Guerra, il Regio incrociatore Calabria a Shanghai, il Grande Terremoto del Giappone del 1923, il senatore Marconi biancovestito sul ponte dello yacht Elettra, il governatore della Cirenaica, la principessa Rosina Pignatelli verso il suo tramonto…

 

Il secondo conflitto mondiale è cornice di lutti personali e collettivi, in una Napoli che si è sollevata con orgoglio sconfiggendo l’occupante nazista e i suoi complici in camicia nera. Monsù Peppino è là, indaffarato nella ricostruzione di una nuova vita per lui scandita dalle partiture dei melodrammi vissuti da un palco del Teatro di San Carlo.

 

Le mille vite di monsù Peppino scorrono sul confine dove la morte le ha corteggiate, il romanzo prende corpo dai pochi documenti scampati al maldestro autodafé, perché A morire, come a vivere, nessuno te lo insegna, arrivi in fondo che non hai ancora imparato a sufficienza per insegnarlo ad altri.

Il romanzo assomma il respiro epico con quello intimo in cui ogni dettaglio s’intreccia in un racconto in prima persona, in cui l’autore condivide le emozioni del protagonista alternando la lingua piana del memoire al lirismo dei momenti più intensi.

Con Il primo a prendere fuoco fu Totò Bruno Damini firma uno dei suoi lavori più maturi e profondi. Un romanzo civiletributo alla gente comune che ha fatto la Storia senza finire sui libri di storia. Un’opera che commuove, fa riflettere e lascia un segno nelle nostre coscienze.

 

Il volume è arricchito da una sezione documentaria con fotografie, lettere originali e una bibliografia che testimonia il lungo lavoro di ricerca che ne ha accompagnato la scrittura.

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LIBRI - "Il primo a prender fuoco fu Totò" di Aldo Masullo

di Napoli Magazine

01/10/2025 - 10:13

Mi chiamo Masotola Giuseppe, per tutti Monsù Peppino, pure mia moglie mi chiamava così. Sono nato a Napoli nel 1889 e sono morto prima di morire quando ho smesso di cucinare.

Il profumo del rraù incontra la polvere da sparo, il cinema neorealista si specchia nella tragedia della guerra e la cucina si fa rifugio dell’anima nel nuovo romanzo di Bruno Damini: Il primo a prendere fuoco fu Totò, pubblicato da edizioni Minerva. È un viaggio nella memoria di un uomo, Peppino Masotola (Napoli 1889 – 1970), la cui vita avventurosa ha attraversato come un romanzo epico quasi un secolo di Grande Storia per essere poi cancellata da lui stesso nel tentativo di bruciare preziose lettere, attestati e soprattutto fotografie, inconsapevole che quelle tracce fossero la trama della sua personale grande storia.

 

Il primo a prender fuoco fu Totò, e Peppino finisce in fiamme al suo fianco nella piccola istantanea ripresa a Villa Olivella, dov’era primo cuoco del conte Caetani quando Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman e George Sanders, girava il film Viaggio in Italia.

 

Qualche zolfanello e le mie piccole foto in bianco e nero cominciano a friggere in silenzio, si gonfiano in bolle i ritratti della mia vita di cuoco con re, principi, ammiragli e marinai, le cucine da campo della Grande Guerra, il Regio incrociatore Calabria a Shanghai, il Grande Terremoto del Giappone del 1923, il senatore Marconi biancovestito sul ponte dello yacht Elettra, il governatore della Cirenaica, la principessa Rosina Pignatelli verso il suo tramonto…

 

Il secondo conflitto mondiale è cornice di lutti personali e collettivi, in una Napoli che si è sollevata con orgoglio sconfiggendo l’occupante nazista e i suoi complici in camicia nera. Monsù Peppino è là, indaffarato nella ricostruzione di una nuova vita per lui scandita dalle partiture dei melodrammi vissuti da un palco del Teatro di San Carlo.

 

Le mille vite di monsù Peppino scorrono sul confine dove la morte le ha corteggiate, il romanzo prende corpo dai pochi documenti scampati al maldestro autodafé, perché A morire, come a vivere, nessuno te lo insegna, arrivi in fondo che non hai ancora imparato a sufficienza per insegnarlo ad altri.

Il romanzo assomma il respiro epico con quello intimo in cui ogni dettaglio s’intreccia in un racconto in prima persona, in cui l’autore condivide le emozioni del protagonista alternando la lingua piana del memoire al lirismo dei momenti più intensi.

Con Il primo a prendere fuoco fu Totò Bruno Damini firma uno dei suoi lavori più maturi e profondi. Un romanzo civiletributo alla gente comune che ha fatto la Storia senza finire sui libri di storia. Un’opera che commuove, fa riflettere e lascia un segno nelle nostre coscienze.

 

Il volume è arricchito da una sezione documentaria con fotografie, lettere originali e una bibliografia che testimonia il lungo lavoro di ricerca che ne ha accompagnato la scrittura.