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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, riusciranno i nostri eroi azzurri a ritrovare se stessi?"
04.01.2024 23:55 di Napoli Magazine

NAPOLI - Riusciranno i nostri eroi azzurri misteriosamente scomparsi nella seconda metà dell'anno di gloria appena trascorso a ritrovare se stessi? Ah! saperlo. Ci vorrebbe Freud, più che altri, per tentare di analizzare che cosa si sia inceppato nell'amigdala che riveste il ruolo di mediatore centrale delle emozioni. Li vedi i nostri eroi azzurri e percepisci che si sono perduti in un labirinto. Da campioni osannati - per quanto compiuto di straordinario nella conquista del terzo scudetto - ad inconcepibili, balbettanti operatori di un calcio confusionario e stanco. Si saranno sentiti invincibili con lo scudetto sul petto? Se così fosse sarebbe inconcepibile perché dovrebbero sapere che essere sempre se stessi comporta la capacità di resettare il passato di gloria e considerarlo una tappa fondamentale per continuare a vincere: stimolo per il futuro e non appagamento. Tutto ciò accade in ognuna delle società illustri che hanno scritto la storia nel calcio internazionale: in Italia, in Europa, nel mondo. La Napoli del calcio è essenzialmente amore, emozioni, vivere intensamente - e accontentarsi - dei momenti di gloria. Raramente ha vissuto di programmazione, della capacità di gettare le basi per ripetersi nel tempo. "E' tutta colpa mia", ha ammesso Aurelio Primo, una sorta di excusatio non petita, accusatio manifesta. Un mettere le mani avanti che avrebbe dovuto contemplare un esame di coscienza di questo tipo, ho creduto che il calcio fossi io e da qui una catena di errori: Spalletti? Sì, bravo ma con i giocatori che ho comprato io! Giuntoli? Sì, perspicace ma non necessario. Il nuovo allenatore? Uno qualsiasi vale l'altro! E quindi il sergente Garcia licenziato dagli arabi e poi Mazzarri, poverino, a cercare di mantenere 'o carro p"a scesa. I malumori nello spogliatoio? Chiacchiere, i contratti vanno rispettati! E intanto Kvara, la perla georgiana, guadagna la metà di quanto percepisce Demme. Il rinnovo del contratto ad Osimhen sa tanto di profumi di soldi: quei 130 milioni della clausola che, vedrete, Aurelio Primo incasserà a giugno quasi certamente da un club della Premier. Durante la favolosa cavalcata dello scudetto, ammiravo una squadra bella nella manovra, spettacolare nelle conclusioni, unita negli intenti, orgogliosa di proporsi al mondo intero, cementata nella certezza che qualora gli avversari avessero trovato la via del gol, gliene avrebbe fatto tre. Ora guardo i nostri eroi azzurri e li vedo frustrati, molli, rassegnati, sprovveduti discendenti di un gruppo del passato che fu etichettato 'o ciuccio e Fichella. Si corre il rischio reale di uscire dalla zona che dà diritto a partecipare alla Champions che dalla prossima edizione sarà ancora più munifica. Girano nomi per il cosiddetto mercato di riparazione che, storicamente, quasi mai ha cambiato il volto di una squadra. Samardzic è interessante, come trequartista. Dragusin è un corazziere di difesa, reparto che traballa. Mazzocchi è un terzino di gamba, si dice così, che potrebbe essere valida alternativa ad un Di Lorenzo mai visto così confuso e molle come nelle ultime uscite. Dopo le feste, prima uscita a Torino, poi la Coppa d'Africa porterà via una colonna dell'attacco ed una colonna del centrocampo. Buon anno.      

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, riusciranno i nostri eroi azzurri a ritrovare se stessi?"

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04/01/2024 - 23:55

NAPOLI - Riusciranno i nostri eroi azzurri misteriosamente scomparsi nella seconda metà dell'anno di gloria appena trascorso a ritrovare se stessi? Ah! saperlo. Ci vorrebbe Freud, più che altri, per tentare di analizzare che cosa si sia inceppato nell'amigdala che riveste il ruolo di mediatore centrale delle emozioni. Li vedi i nostri eroi azzurri e percepisci che si sono perduti in un labirinto. Da campioni osannati - per quanto compiuto di straordinario nella conquista del terzo scudetto - ad inconcepibili, balbettanti operatori di un calcio confusionario e stanco. Si saranno sentiti invincibili con lo scudetto sul petto? Se così fosse sarebbe inconcepibile perché dovrebbero sapere che essere sempre se stessi comporta la capacità di resettare il passato di gloria e considerarlo una tappa fondamentale per continuare a vincere: stimolo per il futuro e non appagamento. Tutto ciò accade in ognuna delle società illustri che hanno scritto la storia nel calcio internazionale: in Italia, in Europa, nel mondo. La Napoli del calcio è essenzialmente amore, emozioni, vivere intensamente - e accontentarsi - dei momenti di gloria. Raramente ha vissuto di programmazione, della capacità di gettare le basi per ripetersi nel tempo. "E' tutta colpa mia", ha ammesso Aurelio Primo, una sorta di excusatio non petita, accusatio manifesta. Un mettere le mani avanti che avrebbe dovuto contemplare un esame di coscienza di questo tipo, ho creduto che il calcio fossi io e da qui una catena di errori: Spalletti? Sì, bravo ma con i giocatori che ho comprato io! Giuntoli? Sì, perspicace ma non necessario. Il nuovo allenatore? Uno qualsiasi vale l'altro! E quindi il sergente Garcia licenziato dagli arabi e poi Mazzarri, poverino, a cercare di mantenere 'o carro p"a scesa. I malumori nello spogliatoio? Chiacchiere, i contratti vanno rispettati! E intanto Kvara, la perla georgiana, guadagna la metà di quanto percepisce Demme. Il rinnovo del contratto ad Osimhen sa tanto di profumi di soldi: quei 130 milioni della clausola che, vedrete, Aurelio Primo incasserà a giugno quasi certamente da un club della Premier. Durante la favolosa cavalcata dello scudetto, ammiravo una squadra bella nella manovra, spettacolare nelle conclusioni, unita negli intenti, orgogliosa di proporsi al mondo intero, cementata nella certezza che qualora gli avversari avessero trovato la via del gol, gliene avrebbe fatto tre. Ora guardo i nostri eroi azzurri e li vedo frustrati, molli, rassegnati, sprovveduti discendenti di un gruppo del passato che fu etichettato 'o ciuccio e Fichella. Si corre il rischio reale di uscire dalla zona che dà diritto a partecipare alla Champions che dalla prossima edizione sarà ancora più munifica. Girano nomi per il cosiddetto mercato di riparazione che, storicamente, quasi mai ha cambiato il volto di una squadra. Samardzic è interessante, come trequartista. Dragusin è un corazziere di difesa, reparto che traballa. Mazzocchi è un terzino di gamba, si dice così, che potrebbe essere valida alternativa ad un Di Lorenzo mai visto così confuso e molle come nelle ultime uscite. Dopo le feste, prima uscita a Torino, poi la Coppa d'Africa porterà via una colonna dell'attacco ed una colonna del centrocampo. Buon anno.      

 

 

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