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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, patto d'onore per l'Europa"
10.04.2024 23:59 di Napoli Magazine

NAPOLI - Fervet opus nell'anno orribile post cavalcata scudetto: la ricostruzione di una squadra che perderà pezzi pregiati, la scelta del nuovo tecnico, la costruzione di uno stadio - vexata quaestio - che sia degno di questo nome, una struttura cioè che sia autentica casa del Napoli, come lo Stadium è per la Madama. In quest'epoca le cattedrali nel deserto penalizzano squadra e tifosi. Le tv ci portano dentro casa i gioielli della Premier e di gran parte d'Europa. Il Maradona, l'ex San Paolo, presenta lacune vistose, non è mai stato uno stadio moderno, il terreno di gioco troppo lontano dal pubblico a causa della pista d'atletica, in tribuna d'onore è stato sempre problematico seguire un incontro, fette di campo oscurate dalle panchine, piatto. Non sono mai stato tenero con Aurelio Primo - l'uomo solo al comando non m'è mai piaciuto, si può essere un dittatore anche senza proclamare guerre -, ma sulla questione stadio sento di potergli dare ragione. Vuole costruirlo di tasca propria a Bagnoli? Ebbene, gli si concedano i suoli. Sarebbe il naturale completamento della bonifica di una zona cominciata dopo i veleni dell'Italsider. E poi, diamine, si scoprirebbe se Aurelio Primo ha bluffato! Bagnoli non è Afragola, costituisce il prolungamento di Fuorigrotta, tutto qui. Calcio giocato: in tanti anni di passione e lavoro mai avevo visto un gol-atletico come quello che ha messo a segno Zolla Gialla Osimhen contro i fanciulli della monaca: stacco, elevazione, proiezione possente in orizzontale, qualcosa di eccezionale. Mancherà, ah! se mancherà quest'atleta goleador. A Monza, dopo un primo tempo da schiaffi, s'è vista a tratti la squadra che s'era cucito il terzo scudetto sul petto. Dicono che Calzona si sia fatto sentire nell'intervallo. Senz'altro. Una conferma che l'impasse era dovuta per una questione di mente, come ho sempre creduto. Gli azzurri hanno patìto un ambiente che non ha dato alcuna certezza e figuriamoci serenità. Nel caos ci si perde, accade anche nelle famiglie. Garcia, il sergente, Mazzarri seguace spento di Spinoza, Calzona infine ct della Slovacchio. E poi, i già ceduti, i puniti con l'esclusione dalla lista Uefa, quelli insoddisfatti per il mancato adeguamento contrattuale dopo aver disputato un campionato dalle mille meraviglie, penso a Kvara. Come avrebbe potuto difendere il titolo una squadra zeppa di amarezze e di scontenti? Avevo scritto della necessità di un'impennata d'orgoglio, a Monza c'è stata. Ora resta da vedere se gli azzurri hanno stretto un patto d'onore: finire il torneo alla grande, puntando a vincere le sette partite ancora da giocare. L'Europa che conta è terribilmente lontana, ma mai dire mai. La piccola impresa è nelle corde della squadra. E, ribadisco, la Conference non sarebbe una vergogna.

 

Adolfo Mollichelli

Napoli Magazine

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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10/04/2024 - 23:59

NAPOLI - Fervet opus nell'anno orribile post cavalcata scudetto: la ricostruzione di una squadra che perderà pezzi pregiati, la scelta del nuovo tecnico, la costruzione di uno stadio - vexata quaestio - che sia degno di questo nome, una struttura cioè che sia autentica casa del Napoli, come lo Stadium è per la Madama. In quest'epoca le cattedrali nel deserto penalizzano squadra e tifosi. Le tv ci portano dentro casa i gioielli della Premier e di gran parte d'Europa. Il Maradona, l'ex San Paolo, presenta lacune vistose, non è mai stato uno stadio moderno, il terreno di gioco troppo lontano dal pubblico a causa della pista d'atletica, in tribuna d'onore è stato sempre problematico seguire un incontro, fette di campo oscurate dalle panchine, piatto. Non sono mai stato tenero con Aurelio Primo - l'uomo solo al comando non m'è mai piaciuto, si può essere un dittatore anche senza proclamare guerre -, ma sulla questione stadio sento di potergli dare ragione. Vuole costruirlo di tasca propria a Bagnoli? Ebbene, gli si concedano i suoli. Sarebbe il naturale completamento della bonifica di una zona cominciata dopo i veleni dell'Italsider. E poi, diamine, si scoprirebbe se Aurelio Primo ha bluffato! Bagnoli non è Afragola, costituisce il prolungamento di Fuorigrotta, tutto qui. Calcio giocato: in tanti anni di passione e lavoro mai avevo visto un gol-atletico come quello che ha messo a segno Zolla Gialla Osimhen contro i fanciulli della monaca: stacco, elevazione, proiezione possente in orizzontale, qualcosa di eccezionale. Mancherà, ah! se mancherà quest'atleta goleador. A Monza, dopo un primo tempo da schiaffi, s'è vista a tratti la squadra che s'era cucito il terzo scudetto sul petto. Dicono che Calzona si sia fatto sentire nell'intervallo. Senz'altro. Una conferma che l'impasse era dovuta per una questione di mente, come ho sempre creduto. Gli azzurri hanno patìto un ambiente che non ha dato alcuna certezza e figuriamoci serenità. Nel caos ci si perde, accade anche nelle famiglie. Garcia, il sergente, Mazzarri seguace spento di Spinoza, Calzona infine ct della Slovacchio. E poi, i già ceduti, i puniti con l'esclusione dalla lista Uefa, quelli insoddisfatti per il mancato adeguamento contrattuale dopo aver disputato un campionato dalle mille meraviglie, penso a Kvara. Come avrebbe potuto difendere il titolo una squadra zeppa di amarezze e di scontenti? Avevo scritto della necessità di un'impennata d'orgoglio, a Monza c'è stata. Ora resta da vedere se gli azzurri hanno stretto un patto d'onore: finire il torneo alla grande, puntando a vincere le sette partite ancora da giocare. L'Europa che conta è terribilmente lontana, ma mai dire mai. La piccola impresa è nelle corde della squadra. E, ribadisco, la Conference non sarebbe una vergogna.

 

Adolfo Mollichelli

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