David Luiz, difensore brasiliano, è il protagonista del documentario “Pafos, risvegliare la passione di un’isola". Ecco un estratto dell'intervista pubblicata su Gianlucadimarzio.com e Pafos Tv:
E se vi dicessimo che David Luiz avrebbe potuto giocare nel Napoli di Antonio Conte?
“Quando eravamo al Chelsea io e lui litigavamo di continuo, ma entrambi volevamo la stessa cosa. Pensavo che lui fosse arrabbiato con me da molti anni. Ma poi abbiamo vinto la Premier League e la FA Cup. Prima di tornare in Europa mi voleva al Napoli. Ha detto che aveva bisogno di un giocatore come me, intenso e folle. Alla fine non sono andato perché non avevo il passaporto europeo”.
Per un’esperienza in Serie A quasi sfiorata, c’è un allenatore italiano che ha lasciato un segno indelebile nella sua carriera.
“Il più speciale è stato Sarri”.
Aneddoti e risate accompagnano il ricordo di una stagione al Chelsea terminata con la vittoria dell’Europa League.
“Ho quasi iniziato a fumare per colpa sua (ride ndr.). Ogni giorno mi chiamava nel mio ufficio e mi diceva che avremmo dovuto parlare. Lui fumava una, due, tre sigarette, parlava e io dicevo: ‘Per favore, apri la finestra’. E lui: ‘Stai zitto, dobbiamo parlare di calcio’. Era un allenatore e una persona fantastica”.
L’istantanea più bella?
“La premiazione dopo la vittoria dell’Europa League. Sarri ammirava la medaglia come un ragazzino, come un bambino. E io ero così felice per lui, anche più di tutti i titoli che ho vinto nella mia vita. Perché lui era arrivato da noi con grande passione e voleva cambiare tutto in un mese. Io ero uno di quelli che cercavano di calmarlo: ‘Stai un po’ tranquillo, qui è diverso da Napoli'”.
di Napoli Magazine
20/12/2025 - 10:17
David Luiz, difensore brasiliano, è il protagonista del documentario “Pafos, risvegliare la passione di un’isola". Ecco un estratto dell'intervista pubblicata su Gianlucadimarzio.com e Pafos Tv:
E se vi dicessimo che David Luiz avrebbe potuto giocare nel Napoli di Antonio Conte?
“Quando eravamo al Chelsea io e lui litigavamo di continuo, ma entrambi volevamo la stessa cosa. Pensavo che lui fosse arrabbiato con me da molti anni. Ma poi abbiamo vinto la Premier League e la FA Cup. Prima di tornare in Europa mi voleva al Napoli. Ha detto che aveva bisogno di un giocatore come me, intenso e folle. Alla fine non sono andato perché non avevo il passaporto europeo”.
Per un’esperienza in Serie A quasi sfiorata, c’è un allenatore italiano che ha lasciato un segno indelebile nella sua carriera.
“Il più speciale è stato Sarri”.
Aneddoti e risate accompagnano il ricordo di una stagione al Chelsea terminata con la vittoria dell’Europa League.
“Ho quasi iniziato a fumare per colpa sua (ride ndr.). Ogni giorno mi chiamava nel mio ufficio e mi diceva che avremmo dovuto parlare. Lui fumava una, due, tre sigarette, parlava e io dicevo: ‘Per favore, apri la finestra’. E lui: ‘Stai zitto, dobbiamo parlare di calcio’. Era un allenatore e una persona fantastica”.
L’istantanea più bella?
“La premiazione dopo la vittoria dell’Europa League. Sarri ammirava la medaglia come un ragazzino, come un bambino. E io ero così felice per lui, anche più di tutti i titoli che ho vinto nella mia vita. Perché lui era arrivato da noi con grande passione e voleva cambiare tutto in un mese. Io ero uno di quelli che cercavano di calmarlo: ‘Stai un po’ tranquillo, qui è diverso da Napoli'”.