A "1 Football Club", programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Stefan Schwoch, ex calciatore di Napoli e Torino. Di seguito, un estratto dell'intervista.
La pausa per le nazionali ha lasciato diversi strascichi: il Milan si ritrova con nuovi infortuni, mentre il Napoli può sorridere per i gol di De Bruyne e McTominay. Alcuni sostengono che le prestazioni di McTominay siano calate perché De Bruyne gli toglierebbe spazio: lei da che parte si schiera?
“Dalla parte di chi non toglierebbe mai De Bruyne. McTominay l’anno scorso ci ha abituato molto bene: ha fatto un campionato straordinario, segnando dodici gol e mantenendo sempre un ottimo rendimento. È difficile ripetersi su quei livelli. È vero che De Bruyne gli tolga un po’ di spazio, anche perché tende a muoversi sulla sinistra, nella stessa zona in cui McTominay ama inserirsi. Ma lo scozzese resta libero di buttarsi dentro l’area, soprattutto quando l’azione arriva da destra: è spesso lui a chiudere vicino alla punta. Non dimentichiamo, però, che McTominay ha vissuto un’annata sopra le righe. Non è un giocatore da dodici gol ogni stagione. È più probabile che si tratti di un ritorno ai suoi standard, piuttosto che di un calo dovuto a De Bruyne. Il Napoli, inoltre, ha cambiato modo di giocare, e questo incide. In definitiva, le prestazioni restano buone: il valore del giocatore non è in discussione, ma confermarsi è sempre più difficile nel calcio di oggi".
Spesso gli allenatori hanno un “giocatore feticcio”, qualcuno su cui puntano sempre fin dall’inizio della loro avventura, un po’ come accadde a lei con Novellino a Ravenna, a Venezia e poi a Napoli. Crede che lo stesso valga per Conte con Lukaku? E quanto pesa la sua assenza nel Napoli attuale?
“Sì, penso che ogni allenatore abbia un giocatore di riferimento. Lukaku lo è sempre stato, anche l’anno scorso, quando non viveva momenti semplici. Parliamo di un calciatore che si prende responsabilità, che segna tanto – tredici, forse quattordici gol – e fa segnare i compagni. È un leader naturale, uno che sposta gli equilibri. Non si lascia scalfire dalle critiche e quando scende in campo dà sempre tutto. È normale che la sua assenza pesi tanto: per il Napoli è una perdita importante, anche dal punto di vista caratteriale".
Rasmus Højlund, quando rientrerà Lukaku, resterà il titolare?
“Credo che, a parità di condizioni, Lukaku resterà il preferito di Conte. Lo conosce bene e sa esattamente cosa può dargli. Detto questo, se Højlund sta bene e dimostra di meritare il posto, Conte non avrà problemi a trovargli spazio. Anzi, non escludo che possano giocare insieme, con Lukaku un po’ più arretrato a fare da collante con i centrocampisti, e Højlund più avanti a sfruttare gli assist. Sono due giocatori che possono coesistere senza problemi".
Tra i giovani talenti del nostro calcio ci sono due nomi che stanno facendo molto parlare di sé: Esposito e Camarda. Secondo lei, chi dei due rappresenta meglio il futuro del calcio italiano?
“Pio Esposito. Sono due ragazzi con qualità tecniche e caratteriali importanti. Entrambi hanno un grande futuro davanti, ma se dovessi proprio scegliere, direi Esposito. Mi sembra più pronto, più completo. Detto questo, nel calcio basta poco per cambiare idea: un mese fa pensavi una cosa, dopo dieci giorni è già diverso. Ma ad oggi, punterei su Esposito".
Giocare subito dopo la sosta delle nazionali può influire più sul Napoli o su un Torino che arriva carico dopo due settimane di lavoro pieno?
“Ovviamente un po’ di più sul Napoli, perché ha tanti giocatori impegnati con le rispettive nazionali. Il Torino, invece, ha potuto lavorare con continuità. Ma ormai nel calcio moderno è normale: se vuoi essere una squadra di alto livello, devi abituarti a questo. Il Napoli negli ultimi anni ha raggiunto una dimensione internazionale e non può più considerarlo un alibi. La rosa è ampia e di qualità: Conte ha giocatori in grado di sostituire chi rientra stanco o acciaccato. Certo, le nazionali portano sempre qualche rischio, ma fa parte del gioco. È giusto che i club più forti forniscano tanti giocatori alle rappresentative".
In casa Napoli continuano a verificarsi numerosi infortuni muscolari, anche più dello scorso anno. Secondo lei, può esserci una correlazione con le metodologie di lavoro di Antonio Conte?
“Non ho elementi concreti per dirlo. Servirebbero dati e conoscenza diretta dei carichi e degli algoritmi dei giocatori. Conte ha sempre lavorato in modo molto intenso, ma i risultati lo hanno quasi sempre premiato. Il calcio, però, è cambiato: è diventato più fisico, più reattivo, più muscolare, e questo comporta un aumento degli infortuni. Mi auguro che, prima o poi, si possa tornare a un calcio più tecnico e spettacolare, dove conta di più la qualità rispetto alla sola forza fisica. Anche il fatto che l’Italia non si qualifichi ai Mondiali da due edizioni deve far riflettere: qualcosa va migliorato".
di Napoli Magazine
16/10/2025 - 11:38
A "1 Football Club", programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Stefan Schwoch, ex calciatore di Napoli e Torino. Di seguito, un estratto dell'intervista.
La pausa per le nazionali ha lasciato diversi strascichi: il Milan si ritrova con nuovi infortuni, mentre il Napoli può sorridere per i gol di De Bruyne e McTominay. Alcuni sostengono che le prestazioni di McTominay siano calate perché De Bruyne gli toglierebbe spazio: lei da che parte si schiera?
“Dalla parte di chi non toglierebbe mai De Bruyne. McTominay l’anno scorso ci ha abituato molto bene: ha fatto un campionato straordinario, segnando dodici gol e mantenendo sempre un ottimo rendimento. È difficile ripetersi su quei livelli. È vero che De Bruyne gli tolga un po’ di spazio, anche perché tende a muoversi sulla sinistra, nella stessa zona in cui McTominay ama inserirsi. Ma lo scozzese resta libero di buttarsi dentro l’area, soprattutto quando l’azione arriva da destra: è spesso lui a chiudere vicino alla punta. Non dimentichiamo, però, che McTominay ha vissuto un’annata sopra le righe. Non è un giocatore da dodici gol ogni stagione. È più probabile che si tratti di un ritorno ai suoi standard, piuttosto che di un calo dovuto a De Bruyne. Il Napoli, inoltre, ha cambiato modo di giocare, e questo incide. In definitiva, le prestazioni restano buone: il valore del giocatore non è in discussione, ma confermarsi è sempre più difficile nel calcio di oggi".
Spesso gli allenatori hanno un “giocatore feticcio”, qualcuno su cui puntano sempre fin dall’inizio della loro avventura, un po’ come accadde a lei con Novellino a Ravenna, a Venezia e poi a Napoli. Crede che lo stesso valga per Conte con Lukaku? E quanto pesa la sua assenza nel Napoli attuale?
“Sì, penso che ogni allenatore abbia un giocatore di riferimento. Lukaku lo è sempre stato, anche l’anno scorso, quando non viveva momenti semplici. Parliamo di un calciatore che si prende responsabilità, che segna tanto – tredici, forse quattordici gol – e fa segnare i compagni. È un leader naturale, uno che sposta gli equilibri. Non si lascia scalfire dalle critiche e quando scende in campo dà sempre tutto. È normale che la sua assenza pesi tanto: per il Napoli è una perdita importante, anche dal punto di vista caratteriale".
Rasmus Højlund, quando rientrerà Lukaku, resterà il titolare?
“Credo che, a parità di condizioni, Lukaku resterà il preferito di Conte. Lo conosce bene e sa esattamente cosa può dargli. Detto questo, se Højlund sta bene e dimostra di meritare il posto, Conte non avrà problemi a trovargli spazio. Anzi, non escludo che possano giocare insieme, con Lukaku un po’ più arretrato a fare da collante con i centrocampisti, e Højlund più avanti a sfruttare gli assist. Sono due giocatori che possono coesistere senza problemi".
Tra i giovani talenti del nostro calcio ci sono due nomi che stanno facendo molto parlare di sé: Esposito e Camarda. Secondo lei, chi dei due rappresenta meglio il futuro del calcio italiano?
“Pio Esposito. Sono due ragazzi con qualità tecniche e caratteriali importanti. Entrambi hanno un grande futuro davanti, ma se dovessi proprio scegliere, direi Esposito. Mi sembra più pronto, più completo. Detto questo, nel calcio basta poco per cambiare idea: un mese fa pensavi una cosa, dopo dieci giorni è già diverso. Ma ad oggi, punterei su Esposito".
Giocare subito dopo la sosta delle nazionali può influire più sul Napoli o su un Torino che arriva carico dopo due settimane di lavoro pieno?
“Ovviamente un po’ di più sul Napoli, perché ha tanti giocatori impegnati con le rispettive nazionali. Il Torino, invece, ha potuto lavorare con continuità. Ma ormai nel calcio moderno è normale: se vuoi essere una squadra di alto livello, devi abituarti a questo. Il Napoli negli ultimi anni ha raggiunto una dimensione internazionale e non può più considerarlo un alibi. La rosa è ampia e di qualità: Conte ha giocatori in grado di sostituire chi rientra stanco o acciaccato. Certo, le nazionali portano sempre qualche rischio, ma fa parte del gioco. È giusto che i club più forti forniscano tanti giocatori alle rappresentative".
In casa Napoli continuano a verificarsi numerosi infortuni muscolari, anche più dello scorso anno. Secondo lei, può esserci una correlazione con le metodologie di lavoro di Antonio Conte?
“Non ho elementi concreti per dirlo. Servirebbero dati e conoscenza diretta dei carichi e degli algoritmi dei giocatori. Conte ha sempre lavorato in modo molto intenso, ma i risultati lo hanno quasi sempre premiato. Il calcio, però, è cambiato: è diventato più fisico, più reattivo, più muscolare, e questo comporta un aumento degli infortuni. Mi auguro che, prima o poi, si possa tornare a un calcio più tecnico e spettacolare, dove conta di più la qualità rispetto alla sola forza fisica. Anche il fatto che l’Italia non si qualifichi ai Mondiali da due edizioni deve far riflettere: qualcosa va migliorato".