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L'EX - Spalletti: "Napoli-Milan in Champions? Ancora non mi spiego il mancato rigore su Lozano, dopo la partita la tristezza era enorme"
06.05.2025 14:33 di Napoli Magazine

Luciano Spalletti ha pubblicato la sua autobiografia, un libro nel quale racconta i suoi oltre 30 anni di carriera nel calcio, compreso lo scudetto vinto a Napoli nel 2023. Nel libro Spalletti racconta tantissime storie degli anni in azzurro, finora rimaste inedite. Sull'anno dello scudetto, Spalletti ha scritto: "La pausa del campionato per il Mondiale fu un'anomalia. Gli avversari speravano in un nostro calo. Dopo la sconfitta con l'Inter, la Juventus arrivò nel momento propizio. Fu una delle notti più esaltanti della storia del Napoli. Passammo poi agevolmente anche in Champions League, arrivando per la prima volta ai quarti di finale. Dissero che i miei giocatori festeggiarono per aver pescato il Milan, ma non fu così. La lesione muscolare di Osimhen fu un primo segnale negativo ed io non diedi il meglio di me nella gara di campionato che precedeva la doppia sfida. Quello 0-4 ci fece venire in mente tanti dubbi ed al contempo diede a loro molta fiducia. A Milano in Champions giocammo bene, ma perdemmo 1-0. Al ritorno pareggiammo, anche se covavamo molta tensione, per quasi tutti era la prima volta a quei livelli. Ancora oggi non mi posso spiegare il mancato rigore su Lozano. Quando finì la gara la tristezza era enorme (...) Ad un certo punto mi salì il pericolo mortale dell'euforia. Proibii di pronunciare la parola scudetto in mia presenza. Decisi di isolarmi, come da tradizione della mia terra. Decisi così di vivere a Castel Volturno ed i calciatori rimasero impressionati e così mi seguirono in questa missione di dare tutto al Napoli. Elmas era scioccato e mi disse "Mister ma davvero dorme su quel letto di m***a?". Quel mio letto era diventato la mia trincea. Seguimmo così tutti il mio motto "Uomini forti, destini forti" e mantenevamo in partita tutte le promesse che ci facevamo durante gli allenamenti. Avevo dei calciatori che davano l'anima e mi rendevano felice come uomo e come allenatore".

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L'EX - Spalletti: "Napoli-Milan in Champions? Ancora non mi spiego il mancato rigore su Lozano, dopo la partita la tristezza era enorme"

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06/05/2025 - 14:33

Luciano Spalletti ha pubblicato la sua autobiografia, un libro nel quale racconta i suoi oltre 30 anni di carriera nel calcio, compreso lo scudetto vinto a Napoli nel 2023. Nel libro Spalletti racconta tantissime storie degli anni in azzurro, finora rimaste inedite. Sull'anno dello scudetto, Spalletti ha scritto: "La pausa del campionato per il Mondiale fu un'anomalia. Gli avversari speravano in un nostro calo. Dopo la sconfitta con l'Inter, la Juventus arrivò nel momento propizio. Fu una delle notti più esaltanti della storia del Napoli. Passammo poi agevolmente anche in Champions League, arrivando per la prima volta ai quarti di finale. Dissero che i miei giocatori festeggiarono per aver pescato il Milan, ma non fu così. La lesione muscolare di Osimhen fu un primo segnale negativo ed io non diedi il meglio di me nella gara di campionato che precedeva la doppia sfida. Quello 0-4 ci fece venire in mente tanti dubbi ed al contempo diede a loro molta fiducia. A Milano in Champions giocammo bene, ma perdemmo 1-0. Al ritorno pareggiammo, anche se covavamo molta tensione, per quasi tutti era la prima volta a quei livelli. Ancora oggi non mi posso spiegare il mancato rigore su Lozano. Quando finì la gara la tristezza era enorme (...) Ad un certo punto mi salì il pericolo mortale dell'euforia. Proibii di pronunciare la parola scudetto in mia presenza. Decisi di isolarmi, come da tradizione della mia terra. Decisi così di vivere a Castel Volturno ed i calciatori rimasero impressionati e così mi seguirono in questa missione di dare tutto al Napoli. Elmas era scioccato e mi disse "Mister ma davvero dorme su quel letto di m***a?". Quel mio letto era diventato la mia trincea. Seguimmo così tutti il mio motto "Uomini forti, destini forti" e mantenevamo in partita tutte le promesse che ci facevamo durante gli allenamenti. Avevo dei calciatori che davano l'anima e mi rendevano felice come uomo e come allenatore".