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ON AIR - Casale: "Napoli, la mano di Conte si vede! Una fortuna avere De Bruyne e Hojlund, tenerne uno fuori sarebbe una follia"
07.10.2025 12:14 di Napoli Magazine
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A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Pasquale Casale, allenatore ed ex centrocampista del Napoli. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Mister, approfitto della pausa per le Nazionali per chiederle un giudizio sul piano di fattibilità dell’approdo della Nazionale di Rino Gattuso al prossimo Mondiale. Le probabilità di qualificarsi non sono basse, anche se probabilmente passeremo dai play-off. Secondo lei, c’è la possibilità di agganciare la Norvegia al primo posto del girone?

“Recuperare il gap in termini di gol mi sembra complicato, ma nel calcio nulla è impossibile. L’importante, adesso, è puntare al minimo sindacale, cioè alla qualificazione tramite i play-off. Poi, strada facendo, se dovesse arrivare qualche risultato clamoroso, tanto meglio. Bisogna procedere un passo alla volta, senza alzare troppo l’asticella: l’obiettivo reale è garantirsi la qualificazione, poi si vedrà. In quello spogliatoio c’è consapevolezza che sia molto difficile prendere la Norvegia, ma nel calcio tutto può succedere. Al di là del risultato, è importante che questa Nazionale ritrovi un’identità di gioco chiara. La Nazionale, in questo periodo, deve dare un gioco riconoscibile, perché poi al Mondiale non si può arrivare improvvisando. Bisogna presentarsi con una squadra rodata, organizzata e con una fisionomia tattica definita. Negli ultimi tempi della gestione Spalletti, ho notato un impoverimento del gioco: la squadra faceva fatica a esprimersi. Dobbiamo tornare a quella che è sempre stata la nostra forza, cioè la qualità tecnica e la capacità di costruire calcio".

A proposito di identità: nel Napoli si vede già la mano di Antonio Conte?

“Sì, la mano di Conte si vede eccome. L’unico elemento che ha un po’ scombinato i piani è stato l’inserimento di De Bruyne, visto che la squadra era già rodata. La sua classe, però, ha fatto sì che doveva essere al centro del progetto, nonostante nelle ultime settimane sia stato messo in discussione. La sua classe è emersa lo stesso: certi giocatori non puoi permetterti di lasciarli fuori. Per me è stato un errore rinunciare a De Bruyne, un calciatore che deve stare sempre in campo, anche per rispetto di quello che rappresenta. È normale che, dovendo mantenere l’equilibrio del gruppo, Conte abbia dovuto fare delle scelte, ma credo che la sostituzione col City e la panchina col Genoa abbiano portato i risultati sperati".

De Bruyne e McTominay possono coesistere?

“Assolutamente sì. Io vedo bene De Bruyne con tutti, anche con McTominay. Sono giocatori che si completano. A volte si mettono in dubbio per un rendimento non brillante in una singola partita, ma non si può discutere gente del genere. Quando rientrerà anche Lukaku, sarà ancora più evidente quanto avere tanti campioni di questo calibro sia decisivo. Magari attraversano momenti di scarsa forma, ma devono giocare sempre. Lo si è visto anche domenica: appena è entrato De Bruyne, la squadra è cambiata, e lo stesso McTominay si è esaltato. Poi il belga ha un’intesa naturale con Hojlund, parlano la stessa lingua calcistica, sembrano davvero in sintonia, come se si capissero al volo. Nel calcio moderno, dove si gioca uomo contro uomo, avere due giocatori che si leggono in anticipo è un valore enorme. Tenerne uno fuori sarebbe una follia. Parlano la lingua del calcio, quella dei grandi giocatori, capaci di ricevere e servire nello stesso istante. È una fortuna per Conte avere due elementi così. Paradossalmente, l’infortunio di Lukaku è stato positivo proprio perché ha portato all’acquisto di Hojlund".

Mati Olivera, in questo avvio di stagione, sembra un po’ in difficoltà. È solo un calo fisico o pensa che sia questo il suo reale livello?

“Credo stia pagando un piccolo ritardo di condizione. Bisogna avere pazienza: la forza di un giocatore si valuta nel tempo, non in un mese. La vera crescita si misura dopo 4-5 mesi di lavoro, quando il campionato entra nel vivo. Adesso può essere solo una questione fisica o di adattamento, ma dare giudizi affrettati sarebbe sbagliato. Serve aspettare un po’, sia per lui che per la squadra. Fortunatamente per il Napoli, in questo momento, Spinazzola è in una forma strepitosa, è subentrato con una forza dirompente anche col Genoa e sta facendo la differenza. Lo stesso vale per Politano che, prima dell’infortunio, era in una condizione eccezionale. Sono giocatori che, quando stanno bene, alzano il livello dell’intera squadra".

È forse Politano l’uomo imprescindibile del Napoli di oggi?

“Assolutamente sì, e speriamo che l’infortunio sia lieve, altrimenti sarebbe una perdita importante. Politano è diventato molto più di un semplice esterno: è un leader tecnico e carismatico. Si è evoluto tantissimo, può giocare ovunque — da quinto, da esterno alto o persino più arretrato. È cresciuto sotto ogni aspetto: tecnico, agonistico e mentale. Se dovesse fermarsi a lungo, nessuno potrebbe sostituirlo, sarebbe necessario un cambio modulo, ma sul lungo periodo la sua assenza si sentirebbe lo stesso. La forza del Napoli, però, è proprio quella di poter mutare sistema di gioco e sorprendere gli avversari. Conte è bravo in questo: trasformare le difficoltà in opportunità tattiche".

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ON AIR - Casale: "Napoli, la mano di Conte si vede! Una fortuna avere De Bruyne e Hojlund, tenerne uno fuori sarebbe una follia"

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07/10/2025 - 12:14

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Pasquale Casale, allenatore ed ex centrocampista del Napoli. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Mister, approfitto della pausa per le Nazionali per chiederle un giudizio sul piano di fattibilità dell’approdo della Nazionale di Rino Gattuso al prossimo Mondiale. Le probabilità di qualificarsi non sono basse, anche se probabilmente passeremo dai play-off. Secondo lei, c’è la possibilità di agganciare la Norvegia al primo posto del girone?

“Recuperare il gap in termini di gol mi sembra complicato, ma nel calcio nulla è impossibile. L’importante, adesso, è puntare al minimo sindacale, cioè alla qualificazione tramite i play-off. Poi, strada facendo, se dovesse arrivare qualche risultato clamoroso, tanto meglio. Bisogna procedere un passo alla volta, senza alzare troppo l’asticella: l’obiettivo reale è garantirsi la qualificazione, poi si vedrà. In quello spogliatoio c’è consapevolezza che sia molto difficile prendere la Norvegia, ma nel calcio tutto può succedere. Al di là del risultato, è importante che questa Nazionale ritrovi un’identità di gioco chiara. La Nazionale, in questo periodo, deve dare un gioco riconoscibile, perché poi al Mondiale non si può arrivare improvvisando. Bisogna presentarsi con una squadra rodata, organizzata e con una fisionomia tattica definita. Negli ultimi tempi della gestione Spalletti, ho notato un impoverimento del gioco: la squadra faceva fatica a esprimersi. Dobbiamo tornare a quella che è sempre stata la nostra forza, cioè la qualità tecnica e la capacità di costruire calcio".

A proposito di identità: nel Napoli si vede già la mano di Antonio Conte?

“Sì, la mano di Conte si vede eccome. L’unico elemento che ha un po’ scombinato i piani è stato l’inserimento di De Bruyne, visto che la squadra era già rodata. La sua classe, però, ha fatto sì che doveva essere al centro del progetto, nonostante nelle ultime settimane sia stato messo in discussione. La sua classe è emersa lo stesso: certi giocatori non puoi permetterti di lasciarli fuori. Per me è stato un errore rinunciare a De Bruyne, un calciatore che deve stare sempre in campo, anche per rispetto di quello che rappresenta. È normale che, dovendo mantenere l’equilibrio del gruppo, Conte abbia dovuto fare delle scelte, ma credo che la sostituzione col City e la panchina col Genoa abbiano portato i risultati sperati".

De Bruyne e McTominay possono coesistere?

“Assolutamente sì. Io vedo bene De Bruyne con tutti, anche con McTominay. Sono giocatori che si completano. A volte si mettono in dubbio per un rendimento non brillante in una singola partita, ma non si può discutere gente del genere. Quando rientrerà anche Lukaku, sarà ancora più evidente quanto avere tanti campioni di questo calibro sia decisivo. Magari attraversano momenti di scarsa forma, ma devono giocare sempre. Lo si è visto anche domenica: appena è entrato De Bruyne, la squadra è cambiata, e lo stesso McTominay si è esaltato. Poi il belga ha un’intesa naturale con Hojlund, parlano la stessa lingua calcistica, sembrano davvero in sintonia, come se si capissero al volo. Nel calcio moderno, dove si gioca uomo contro uomo, avere due giocatori che si leggono in anticipo è un valore enorme. Tenerne uno fuori sarebbe una follia. Parlano la lingua del calcio, quella dei grandi giocatori, capaci di ricevere e servire nello stesso istante. È una fortuna per Conte avere due elementi così. Paradossalmente, l’infortunio di Lukaku è stato positivo proprio perché ha portato all’acquisto di Hojlund".

Mati Olivera, in questo avvio di stagione, sembra un po’ in difficoltà. È solo un calo fisico o pensa che sia questo il suo reale livello?

“Credo stia pagando un piccolo ritardo di condizione. Bisogna avere pazienza: la forza di un giocatore si valuta nel tempo, non in un mese. La vera crescita si misura dopo 4-5 mesi di lavoro, quando il campionato entra nel vivo. Adesso può essere solo una questione fisica o di adattamento, ma dare giudizi affrettati sarebbe sbagliato. Serve aspettare un po’, sia per lui che per la squadra. Fortunatamente per il Napoli, in questo momento, Spinazzola è in una forma strepitosa, è subentrato con una forza dirompente anche col Genoa e sta facendo la differenza. Lo stesso vale per Politano che, prima dell’infortunio, era in una condizione eccezionale. Sono giocatori che, quando stanno bene, alzano il livello dell’intera squadra".

È forse Politano l’uomo imprescindibile del Napoli di oggi?

“Assolutamente sì, e speriamo che l’infortunio sia lieve, altrimenti sarebbe una perdita importante. Politano è diventato molto più di un semplice esterno: è un leader tecnico e carismatico. Si è evoluto tantissimo, può giocare ovunque — da quinto, da esterno alto o persino più arretrato. È cresciuto sotto ogni aspetto: tecnico, agonistico e mentale. Se dovesse fermarsi a lungo, nessuno potrebbe sostituirlo, sarebbe necessario un cambio modulo, ma sul lungo periodo la sua assenza si sentirebbe lo stesso. La forza del Napoli, però, è proprio quella di poter mutare sistema di gioco e sorprendere gli avversari. Conte è bravo in questo: trasformare le difficoltà in opportunità tattiche".