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GAZZETTA - Lukaku: "Scudetto a Napoli un'esperienza unica, io e Conte condividiamo la stessa mentalità, solo con il lavoro si può migliorare"
07.08.2025 08:12 di Napoli Magazine

NAPOLI - Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Pullman scoperto? Se chiudo gli occhi rivedo tanta gente che festeggia, sorrisi, la gioia di una città. È stato bellissimo. Non avevo mai vissuto una festa così, un’esperienza unica. Se è valida la tesi che con Conte e Lukaku si vince? Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche e io, quando sono a casa, cerco di apprendere i concetti di gioco che vuole. La nostra relazione ha sempre funzionato, perché sa darmi ogni giorno quegli stimoli per cercare di essere sempre il più forte. Conte il mio padre calcistico? Sì, come lo sono stati Roberto Martinez nel Belgio, Koeman all’Everton e Ariel Jacobs all’Anderlecht. Sono loro che mi hanno cambiato la vita. Il gol alla Lukaku col Cagliari e quell'esultanza? C’era pure un po’ di tecnica eh, ho fatto un tunnel. Era rabbiosa perché mi avevano dato tutti per morto, per tre anni mi hanno messo la croce addosso. Poi, alla fine, vincere in quel modo, col mister a cui pure è stata messa una croce dopo il Tottenham, è stato bellissimo. Il pianto? Sì, mi sono tolto di dosso un peso incredibile. Vincere una volta capita. Farlo due volte significa essere un vincente. Ora si ricomincia, vediamo cosa possiamo aggiungere nella bacheca. ome sono cambiato rispetto al 2019? Sono più esperto, sicuro. E faccio tanto lavoro tattico a casa: guardo le squadre avversarie, ho più controllo delle cose che succedono e vedo l’azione prima che arriva. Prima ero più reattivo, più dinamico. La gente può dire che il fisico è cambiato, ma anche adesso, in ogni gara, ci sono due o tre azioni in cui posso fare la differenza partendo da lontano. Però sono più altruista, lo dicono gli assist. Quando sono arrivato in Italia guardavo più a me stesso. Scudetto? È un nuovo campionato, si parte da zero. Siamo qui per prepararci bene ora, poi vedremo. L'arrivo di De Bruyne? Di mio c'è pochissimo. Giusto due chiamate, molto semplici. Gli ho spiegato cosa significa giocare qui, che siamo una squadra che vuole migliorare e confermarsi per l’anno prossimo. Sarà una grande sfida ma a lui piacciono le sfide. Finale di Champions? L’ho vissuta molto male per un anno, sono sincero. Vedi come sono andate le cose… non ho potuto dire le mie cose, ho lasciato parlare la gente perché io non sono uno che ama passare per la stampa e attaccare, preferisco reagire calcisticamente. Ora guardiamo avanti, siamo di nuovo in Champions: divertiamoci. Lucca? Gli ho detto che deve capire i movimenti, come giochiamo. Parlo con lui come con Lang e Kevin. Se capisce i movimenti vedrà che ogni volta che arriva la palla avrà tre opzioni: io al primo anno con Conte ci misi 4 mesi...".

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GAZZETTA - Lukaku: "Scudetto a Napoli un'esperienza unica, io e Conte condividiamo la stessa mentalità, solo con il lavoro si può migliorare"

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07/08/2025 - 08:12

NAPOLI - Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Pullman scoperto? Se chiudo gli occhi rivedo tanta gente che festeggia, sorrisi, la gioia di una città. È stato bellissimo. Non avevo mai vissuto una festa così, un’esperienza unica. Se è valida la tesi che con Conte e Lukaku si vince? Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche e io, quando sono a casa, cerco di apprendere i concetti di gioco che vuole. La nostra relazione ha sempre funzionato, perché sa darmi ogni giorno quegli stimoli per cercare di essere sempre il più forte. Conte il mio padre calcistico? Sì, come lo sono stati Roberto Martinez nel Belgio, Koeman all’Everton e Ariel Jacobs all’Anderlecht. Sono loro che mi hanno cambiato la vita. Il gol alla Lukaku col Cagliari e quell'esultanza? C’era pure un po’ di tecnica eh, ho fatto un tunnel. Era rabbiosa perché mi avevano dato tutti per morto, per tre anni mi hanno messo la croce addosso. Poi, alla fine, vincere in quel modo, col mister a cui pure è stata messa una croce dopo il Tottenham, è stato bellissimo. Il pianto? Sì, mi sono tolto di dosso un peso incredibile. Vincere una volta capita. Farlo due volte significa essere un vincente. Ora si ricomincia, vediamo cosa possiamo aggiungere nella bacheca. ome sono cambiato rispetto al 2019? Sono più esperto, sicuro. E faccio tanto lavoro tattico a casa: guardo le squadre avversarie, ho più controllo delle cose che succedono e vedo l’azione prima che arriva. Prima ero più reattivo, più dinamico. La gente può dire che il fisico è cambiato, ma anche adesso, in ogni gara, ci sono due o tre azioni in cui posso fare la differenza partendo da lontano. Però sono più altruista, lo dicono gli assist. Quando sono arrivato in Italia guardavo più a me stesso. Scudetto? È un nuovo campionato, si parte da zero. Siamo qui per prepararci bene ora, poi vedremo. L'arrivo di De Bruyne? Di mio c'è pochissimo. Giusto due chiamate, molto semplici. Gli ho spiegato cosa significa giocare qui, che siamo una squadra che vuole migliorare e confermarsi per l’anno prossimo. Sarà una grande sfida ma a lui piacciono le sfide. Finale di Champions? L’ho vissuta molto male per un anno, sono sincero. Vedi come sono andate le cose… non ho potuto dire le mie cose, ho lasciato parlare la gente perché io non sono uno che ama passare per la stampa e attaccare, preferisco reagire calcisticamente. Ora guardiamo avanti, siamo di nuovo in Champions: divertiamoci. Lucca? Gli ho detto che deve capire i movimenti, come giochiamo. Parlo con lui come con Lang e Kevin. Se capisce i movimenti vedrà che ogni volta che arriva la palla avrà tre opzioni: io al primo anno con Conte ci misi 4 mesi...".