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LO SHOW TIME di GINO RIVIECCIO: "Dal Vangelo secondo Aurelio"
17.04.2014 01:55 di Napoli Magazine

NAPOLI - Pasqua è tempo di letture. Oggi vi propongo quella dal Vangelo secondo Aurelio. "In quel tempo Aurelio era molto deluso. Aveva investito molto su quella squadra, aveva investito tutto su Benitez, aveva un vestito e se lo metteva sempre perché gli portava bene. Ma quella notte, nonostante la vittoria sulla Lazio, non riuscì a chiudere occhio. Ripeteva più volte nel sonno: “Per vincere il campionato occorre che la Juve rinunci a giocare!“. La moglie più volte gli consigliò di prendersi un tranquillante. Lui disse che già aveva preso Zapata e Britos, due tranquillanti consigliati dall’Associazione medici calciatori. Poiché aveva sbagliato qualcosa nella campagna acquisti, pensò anche di fare le scarpe a Bigon, ma il direttore sportivo gli fece capire che aveva già pronte le valigie, per cui pensò di aprire una pelletteria. Il mattino seguente Aurelio fu svegliato da Salvatore Paletta che gli suggerì: “Presidè, visto che dobbiamo recuperare un pò di liquidi, si venda degli immobili!“. Giovanni Catamarano, chiamato così perché per vedere il Napoli tutte le domeniche veniva da Ischia appeso a un catamarano, aggiunse: “E allora venniteve a Inler, chiù immobile ‘e chist’ nun esiste nisciuno!“. Aurelio rispose: “Lasciate che i pargoli Insigne e Immobile vengano a me“. Quindi si avviò al posteggio dei taxi domandò in quale macchina dovesse salire e si sentì rispondere: “Chi è primo?!“ e lui come sempre: “La Juve, sempre la Juve!“. Tornò a casa e si sedette a tavola tra tortani, pastiere e uova. Aveva anche ricevuto due casatielli: Donadoni e Sosa che erano andati a fargli visita. Quindi si addormentò. Sognò anche che il Napoli tornava in Champions senza disputare i preliminari. Si svegliò di colpo. Scese di casa e andò al cinema. All’uscita dal cinema firmò anche degli autografi. Colpì il fatto che invece di firmarsi col suo nome e cognome su dei pezzettini di carta Aurelio scriveva “Inri“. Un tifoso, Alfonso Curva B chiamato così perché da anni abbonato alla curva B, incrociandolo gli chiese: “Isse però è risorto, tu quanne ‘o faje risorgere ‘o scudetto, maje?“. Aurelio lo strattonò contro un’auto, tirò fuori le ricevute bancarie, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli Lombardo e Formisano e disse alla folla: “Questi sono i mei soldi versati per voi e per tutti in remissione dei peccati di Ferlaino e Corbelli. Fate questo in memoria di me“. Buona Pasqua amici miei.





Gino Rivieccio



Napoli Magazine



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VIDEO - Rivieccio, Sibilla e Petrazzuolo a ""Napoli Magazine"" su Radio Punto Zero >>>

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NAPOLI - Pasqua è tempo di letture. Oggi vi propongo quella dal Vangelo secondo Aurelio. "In quel tempo Aurelio era molto deluso. Aveva investito molto su quella squadra, aveva investito tutto su Benitez, aveva un vestito e se lo metteva sempre perché gli portava bene. Ma quella notte, nonostante la vittoria sulla Lazio, non riuscì a chiudere occhio. Ripeteva più volte nel sonno: “Per vincere il campionato occorre che la Juve rinunci a giocare!“. La moglie più volte gli consigliò di prendersi un tranquillante. Lui disse che già aveva preso Zapata e Britos, due tranquillanti consigliati dall’Associazione medici calciatori. Poiché aveva sbagliato qualcosa nella campagna acquisti, pensò anche di fare le scarpe a Bigon, ma il direttore sportivo gli fece capire che aveva già pronte le valigie, per cui pensò di aprire una pelletteria. Il mattino seguente Aurelio fu svegliato da Salvatore Paletta che gli suggerì: “Presidè, visto che dobbiamo recuperare un pò di liquidi, si venda degli immobili!“. Giovanni Catamarano, chiamato così perché per vedere il Napoli tutte le domeniche veniva da Ischia appeso a un catamarano, aggiunse: “E allora venniteve a Inler, chiù immobile ‘e chist’ nun esiste nisciuno!“. Aurelio rispose: “Lasciate che i pargoli Insigne e Immobile vengano a me“. Quindi si avviò al posteggio dei taxi domandò in quale macchina dovesse salire e si sentì rispondere: “Chi è primo?!“ e lui come sempre: “La Juve, sempre la Juve!“. Tornò a casa e si sedette a tavola tra tortani, pastiere e uova. Aveva anche ricevuto due casatielli: Donadoni e Sosa che erano andati a fargli visita. Quindi si addormentò. Sognò anche che il Napoli tornava in Champions senza disputare i preliminari. Si svegliò di colpo. Scese di casa e andò al cinema. All’uscita dal cinema firmò anche degli autografi. Colpì il fatto che invece di firmarsi col suo nome e cognome su dei pezzettini di carta Aurelio scriveva “Inri“. Un tifoso, Alfonso Curva B chiamato così perché da anni abbonato alla curva B, incrociandolo gli chiese: “Isse però è risorto, tu quanne ‘o faje risorgere ‘o scudetto, maje?“. Aurelio lo strattonò contro un’auto, tirò fuori le ricevute bancarie, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli Lombardo e Formisano e disse alla folla: “Questi sono i mei soldi versati per voi e per tutti in remissione dei peccati di Ferlaino e Corbelli. Fate questo in memoria di me“. Buona Pasqua amici miei.





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