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SHOW TIME di GINO RIVIECCIO: "Napoli, quella faccia di Antonio Conte..."
02.04.2014 23:52 di Napoli Magazine

NAPOLI - “Ma vi accontentate di così poco?” mi ripeteva qualche amico juventino all’indomani dell’inventario dei danni subiti al San Paolo. Dovete capirci, quando vi battiamo la città funziona meglio, la gente sorride di più e dimentica la disoccupazione, la spending review, la terra dei fuochi e i tanti problemi che ci assillano: insomma il Napoli fa da ammortizzatore sociale. Qualcuno mi ha raccontato che sul muro di cinta del cimitero di Poggioreale è ricomparsa la scritta del primo scudetto ”Che ve site perz’”. So per certo invece che quello del muro del pianto nel pomeriggio offriva già la risposta “E a vuje chi ve l‘ha ditt?“. “Gigì, ma a cosa chù bella è stata a faccia e’ Conte in conferenza stampa aret’ ‘o bancariello: somigliava a uno che nun aveva studiato!” così mi diceva l’edicolante di Fuorigrotta all’indomani del trionfo. Sì è vero Conte non sorride mai, pare che il suo ultimo sorriso sia stato acquistato all’asta da Christie’s da un collezionista giapponese. “Ma con tutti i problemi che c’avete vi appigliate a una vittoria di calcio?” mi faceva notare un vecchio compagno di scuola di fede bianconera. Ho cercato di fargli capire che in fondo la ricreazione dura solo una mezza giornata, al massimo si arriva a disquisire fino al lunedi sera quando le trasmissioni sportive che invadono le tv locali, si dimenano a dissertare su tattiche programmi e punti persi in campionato. Poi il martedì tutto ritorna come prima: e i dati spietati confermano che nonostante la doppietta, la disoccupazione rimane invariata, le buche per le strade ancora più profonde, il lungomare sempre meno liberato, i disservizi quotidiani sempre più palesi. Ma a parte che non spettano ad Higuain o ad Hamsik risolvere certi problemi sociali, per un giorno questa vittoria riesce nell’intento di farci sorridere e farci capire che nessuno è invincibile, che si può battere anche chi ha vinto 30 scudetti e coppe di tutte le leghe, che si può essere superiori per una notte anche a chi fattura 150 milioni di euro all’anno, che sono tanti e grazie ai quali è più facile affrontare una stagione, rifare uno stadio, programmare il futuro. Perchè non c’è prezzo a vedere la faccia di Conte che neanche nel dopo partita riesce ad ammettere che la nostra vittoria è stata meritata, non c’è prezzo a vedere che nonostante gli ingiustificati 6 minuti di recupero dati da Orsato abbiamo chiuso con una irridente melina, non c’è prezzo a vedere la smorfia di Chiellini che dopo aver pestato Mertens e aggredito verbalmente Benitez, se n’è uscito dal campo incerottato dentro e fuori. Non c’è prezzo a commentare le facce di Marotta e del presidente Agnelli o quella di Nedved. Si dirà: vi accontentate di così poco? No, è che queste partite con tutte le polemiche che le precedono e le seguono ci fanno capire che la pasta di cui siamo fatti noi ha due ingredienti principali: la scoperta che non siamo simili e la conferma di ciò che ci fa diversi.





Gino Rivieccio



Napoli Magazine



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NAPOLI - “Ma vi accontentate di così poco?” mi ripeteva qualche amico juventino all’indomani dell’inventario dei danni subiti al San Paolo. Dovete capirci, quando vi battiamo la città funziona meglio, la gente sorride di più e dimentica la disoccupazione, la spending review, la terra dei fuochi e i tanti problemi che ci assillano: insomma il Napoli fa da ammortizzatore sociale. Qualcuno mi ha raccontato che sul muro di cinta del cimitero di Poggioreale è ricomparsa la scritta del primo scudetto ”Che ve site perz’”. So per certo invece che quello del muro del pianto nel pomeriggio offriva già la risposta “E a vuje chi ve l‘ha ditt?“. “Gigì, ma a cosa chù bella è stata a faccia e’ Conte in conferenza stampa aret’ ‘o bancariello: somigliava a uno che nun aveva studiato!” così mi diceva l’edicolante di Fuorigrotta all’indomani del trionfo. Sì è vero Conte non sorride mai, pare che il suo ultimo sorriso sia stato acquistato all’asta da Christie’s da un collezionista giapponese. “Ma con tutti i problemi che c’avete vi appigliate a una vittoria di calcio?” mi faceva notare un vecchio compagno di scuola di fede bianconera. Ho cercato di fargli capire che in fondo la ricreazione dura solo una mezza giornata, al massimo si arriva a disquisire fino al lunedi sera quando le trasmissioni sportive che invadono le tv locali, si dimenano a dissertare su tattiche programmi e punti persi in campionato. Poi il martedì tutto ritorna come prima: e i dati spietati confermano che nonostante la doppietta, la disoccupazione rimane invariata, le buche per le strade ancora più profonde, il lungomare sempre meno liberato, i disservizi quotidiani sempre più palesi. Ma a parte che non spettano ad Higuain o ad Hamsik risolvere certi problemi sociali, per un giorno questa vittoria riesce nell’intento di farci sorridere e farci capire che nessuno è invincibile, che si può battere anche chi ha vinto 30 scudetti e coppe di tutte le leghe, che si può essere superiori per una notte anche a chi fattura 150 milioni di euro all’anno, che sono tanti e grazie ai quali è più facile affrontare una stagione, rifare uno stadio, programmare il futuro. Perchè non c’è prezzo a vedere la faccia di Conte che neanche nel dopo partita riesce ad ammettere che la nostra vittoria è stata meritata, non c’è prezzo a vedere che nonostante gli ingiustificati 6 minuti di recupero dati da Orsato abbiamo chiuso con una irridente melina, non c’è prezzo a vedere la smorfia di Chiellini che dopo aver pestato Mertens e aggredito verbalmente Benitez, se n’è uscito dal campo incerottato dentro e fuori. Non c’è prezzo a commentare le facce di Marotta e del presidente Agnelli o quella di Nedved. Si dirà: vi accontentate di così poco? No, è che queste partite con tutte le polemiche che le precedono e le seguono ci fanno capire che la pasta di cui siamo fatti noi ha due ingredienti principali: la scoperta che non siamo simili e la conferma di ciò che ci fa diversi.





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