Cultura & Gossip
SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 12 al 18 febbraio 2018 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano
09.02.2018 11:19 di Napoli Magazine

Cinema Teatro Politeama di Torre Annunziata

Info 0818611737, 3381890767

Mercoledì 14 febbraio, ore 20.45

 

Teatro Italia di Acerra

Info 0818857258, 3333155417

Giovedì 15 febbraio, ore 20.30

 

Teatro S. Alfonso Maria de’ Liguori di Pagani

Info 0815158061, 3381890767

Venerdì 16 febbraio, ore 21.00

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

presenta

 

Carlo Buccirosso

in

 

Il pomo della discordia

scritto e diretto da Carlo Buccirosso

 

con Maria Nazionale

 

con (in ordine di apparizione)

Monica Assante di Tatisso, Giordano Bassetti, Claudia Federica Petrella,

Elvira Zingone, Matteo Tugnoli, Mauro De Palma, Peppe Miale, Fiorella Zullo
 

e con la partecipazione di Gino Monteleone

 

scene Gilda Cerullo e Renato Lori, costumi Zaira de Vincentiis
musiche Sal Da Vinci, luci Francesco Adinolfi
aiuto regia Martina Parisi
 

Doveva essere un giorno felice, si celebravano le nozze della dea del mare con un uomo bellissimo, e tutti gli dei erano venuti a festeggiare gli sposi, portando loro dei doni!…
La sala del banchetto splendeva di mille luci e sulla tavola brillavano caraffe e coppe preziose, colme di nettare ed ambrosia, e tutti gli invitati erano felici e contenti… solo Eris, dea della discordia, non era stata invitata, ma nel bel mezzo del banchetto, arrivò, lanciò una mela d’oro sul tavolo imbandito e scappò via, creando dissapori e contrasti tra i tutti i presenti.”

Tutto ciò, in breve, appartiene alla classica mitologia greca, ma proviamo a trasferirla ai giorni d’oggi, in una normale famiglia benestante, dove l’atmosfera e l’euforia di una festa di compleanno organizzata a sorpresa per Achille, primogenito dei coniugi Tramontano, potrebbe essere turbata non da una mela, non da un frutto, bensì da un pomo, un pomo d’Adamo, o meglio, il pomo di Achille, il festeggiato, ritenuto un po’ troppo sporgente…
E se aggiungiamo che Achille, vivendo un rapporto molto difficile con suo padre Nicola, è continuamente difeso a spada tratta da sua madre, la epica Angela, non essendosi ancora dichiarato gay, e non avendo mai presentato Cristian, il proprio fidanzato, che da anni bazzica in casa spacciandosi per il compagno di sua sorella Francesca…

Se aggiungiamo poi che alla festa sarà presente anche Sara, prima ed unica fiamma al femminile della sua tormentata adolescenza, Manuel estroso trasformista, Marianna garbata psicologa di famiglia, ed  Oscar un bizzarro vicino di casa che non ha mai tenuto nascoste le proprie simpatie nei confronti di Achille…

Beh, allora possiamo realmente comprendere come a volte la realtà, possa di gran lunga superare le fantasie, anche quelle più remote della antica mitologia…

Omero mi perdoni!

 

Carlo Buccirosso

 

 

 

Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento

info 0818786165

Venerdì 16 febbraio, ore 21.00

 

Teatro Auditorium Tommasiello di Teano

info 0823885096 - 3333782429

Sabato 17 febbraio, ore 20.45

 

Best Live

presenta

 

Francesco Cicchella in

 

Millevoci

uno spettacolo scritto da

Francesco Cicchella, Vincenzo De Honestis e Gennaro Scarpato

 

Millevoci è uno show comico-musicale nel quale Francesco Cicchella mostra le sue doti di comico, cantante ed intrattenitore. Sul palco, oltre allo showman, Vincenzo De Honestis (storica spalla di Cicchella in tutti i suoi spettacoli ed in molte delle sue apparizioni televisive), con il quale dà vita ad esilaranti siparietti comici, ed una band di sei elementi capitanata dal maestro Paco Ruggiero.

Il titolo, che strizza l’occhio al celebre varietà televisivo degli anni ’70, è quanto mai emblematico. Le mille voci a cui fa riferimento sono quelle che Cicchella porta sul palco, facendo vivere una moltitudine di personaggi e giocando continuamente con la sua vocalità anche quando veste i panni di se stesso.

Sul palco, infatti, oltre alle celebri parodie televisive del comico (Massimo Ranieri, Michael Bublé, Gigi D’Alessio etc.), che rientrano tra i momenti più esilaranti dello spettacolo, diversi numeri da vero showman, che proiettano il pubblico in un viaggio assolutamente ironico e giocoso attraverso il mondo della musica, condotto in maniera sorniona da Cicchella il quale si dimostra capace di impressionare e divertire il pubblico, spiazzandolo continuamente con numeri caratterizzati allo stesso tempo da grande spessore musicale ed artistico, ma anche da devastante forza comica.

Il performer fa apprezzare le sue doti canore passando da Stevie Wonder a Pino Daniele, da Michael Jackson ai Maroon 5, da Bruno Mars a Tiziano Ferro, senza mai prendersi troppo sul serio ed offrendo sempre allo spettatore un nuovo punto di vista, originale ed ironico, dal quale partire per giocare con la musica.

Cicchella esamina la musica ed i cantanti attraverso la lente del comico, regalando momenti di puro divertimento oltre che performances musicali di classe, in uno show fresco, leggero, sempre godibile e di pregevole fattura.

 

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

info 0823444051

Da venerdì 16 a domenica 18 febbraio

(feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)

 

Compagnia Mauri Sturno, Fondazione Teatro della Toscana

presentano

 

Glauco Mauri e Roberto Sturno

in

 

Edipo

 Edipo Re - Edipo a Colono

di Sofocle

 

e con

Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli

Mauro Mandolini, Roberto Manzi, Giuliano Scarpinato

 

scene e costumi Marta Crisolini Malatesta

musiche Germano Mazzocchetti

 

regie

Andrea Baracco - Edipo Re

Glauco Mauri - Edipo a Colono

 

A distanza di vent’anni la Compagnia Mauri Sturno ritorna a mettere in scena i due capolavori di Sofocle, per analizzare più compiutamente il mito immortale di Edipo, affidando la regia a due diversi registi: Glauco Mauri, per Edipo a Colono, e Andrea Baracco per Edipo Re. Due registi, due generazioni a confronto, esempio di collaborazione e di continuità, oltre che condizione indispensabile per il futuro del teatro.

“Edipo re e Edipo a Colono sono due capolavori fondamentali nella storia dell’uomo, per gli interrogativi che pongono alla mente e per la ricchezza di umanità e di poesia che ci donano. La storia di Edipo è la storia dell’UOMO, perché racchiude in sé tutta la storia del suo vivere. Edipo Re e Edipo a Colono sono due opere scritte in epoche diverse della vita di Sofocle ed è nell’accostamento di questi due grandi testi che poeticamente si esprime e compiutamente si racconta la “favola” di Edipo alla ricerca della verità.

Alla fine del suo lungo cammino Edipo comprende se stesso, la luce e le tenebre che sono dentro di lui, ma afferma anche il diritto alla libera responsabilità del suo agire. Edipo è pronto ad accettare tutto quello che deve accadere ed è pronto a essere distrutto purché sia fatta luce. Solo nell’interrogarci comincia la dignità di essere uomini. E’ questo che Sofocle con la sua opera immortale dice a tutti noi.

Convinti che il Teatro sia un’arte che può e deve servire “all’arte del vivere” affrontiamo queste due opere classiche per trovare nelle radici del nostro passato il nutrimento per comprendere il nostro presente, questo è il nostro impegno e il nostro desiderio.” 

 

Andrea Baracco, Glauco Mauri

 

 

Teatro Comunale “Mario Scarpetta” di Sala Consilina

Info 3471553257

Venerdì 16 febbraio, ore 20.30

 

Engage

presenta

 

Serena Autieri in

 

La Sciantosa

Ho scelto un nome eccentrico

scritto da Vincenzo Incenzo

 

lighting design Valerio Tiberi, costumi Monica Celeste

in scena Alessandro Urso

con il Quintetto Eccentrico Italiano

 

Sull’ onda dello straordinario successo con cui è stata accolta da critica e pubblico nelle prime tappe italiane, Serena Autieri parte in tour con il suo One Woman Show “La Sciantosa - ho scelto un nome eccentrico”, spettacolo scritto da Vincenzo Incenzo e diretto da Gino Landi.

“Ho voluto rileggere in chiave nuova ed attuale il caffe chantant – racconta Serena - con un lavoro di ricerca e rivalutazione nel repertorio dei primi del ‘900, da brani più conosciuti e coinvolgenti, quali ‘A tazz’ e cafè e Come facette mammeta sino a perle nascoste come Serenata napulitana e Chiove, oggi ascoltabili solo con il grammofono a tromba.

Tra una rima recitata e una lacrima intendo riportare al pubblico quelle radici poetiche e melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni e americani che Napoli ha ruminato e restituito al mondo nella sua inconfondibile cifra. Ho voluto fortemente mantenere il clima provocatorio e sensuale di quei Caffè, e ricreare in teatro quel rapporto senza rete con il pubblico, improvvisando, battibeccando, fino a coinvolgerlo spudoratamente nella ‘mossa’, asso nella manica di tutte le sciantose”. Nasce così ogni sera uno spettacolo nuovo e allo stesso tempo eterno. In fondo, dai tabarin ai talent show nulla è cambiato; la storia de “La Sciantosa” è una storia che non finirà mai.

 

Nota dell’autore

Incontrare la sciantosa e il suo “nome eccentrico” vuole dire aprire un baule magico con un immenso tesoro dentro. Vuole dire tuffarsi anima e corpo nell’oceano della tradizione classica e allo stesso tempo abbracciare le radici della modernità. ‘A tazz’ e cafè, Come facette mammeta, I’ te vurria vasà, prima di essere meravigliose canzoni sono testimoni e sentinelle di un mondo e di un’epoca da proteggere, di un tempo e di uno spazio in cui germogliano i princìpi tutti della cultura dello spettacolo che verrà.

Serena Autieri entra a schiaffo, con i panni di Pulcinella nei luoghi e nei codici del Caffè concerto e del varietà, ed è subito Napoli, arte di arrangiarsi, gioia e disperazione, mare romantico e vulcano incandescente. E’ guerra, colera, miseria ma è anche resurrezione, sorriso, amore. Poi via la maschera e d’incanto Napoli è femmina. Una “mossa”, una rima recitata, una lacrima, ed eccole, quelle radici poetiche e melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni, americani che ‘o paese d’’o sole, crocicchio di riferimenti locali e stimoli provenienti da ogni latitudine, ha ruminato e restituito al mondo nella sua inconfondibile cifra.

Il pretesto dello spettacolo è la prima grande protagonista di quel mondo, Elvira Donnarumma, “a capinera napoletana”, colei che sovvertì le regole dell’apparire; bassina,

tarchiata, ma con una voce che toccava le corde dell’anima.

Colei che raccolse i fiori sul palco di Eleonora Duse e Matilde Serao, che rifiutò per spirito patriottico il contratto in Germania, che sfidò la sua malattia ogni sera fino alla morte pur di non abbandonare il pubblico; lei che avvolta dalla bandiera italiana, in precario equilibrio e con gli occhi pieni di lacrime, cantò “Addio” davanti a tutta Napoli che la acclamava.

Serena Autieri legge Donnarumma in controluce, sdoganandone la fisicità, recuperata attraverso il gesto e la parola, in un’ora e mezza di spettacolo senza rete, sola sulla scena, attraversata dalla cometa elegante di un mimo ogni tanto a cadenzare il flusso narrativo. Fuori e dentro, dentro e fuori,

Serena gioca con il suo personaggio, lo presenta, lo incarna, lo lascia, lo riprende. La realtà feconda la finzione e viceversa in un gioco delle parti vertiginoso ed esilarante

La scena fa il resto. Una finestra che s’illumina nella notte, lo sciabordìo di onde in lontananza, una nave in partenza, valige sul molo.

Oggetti e proiezioni evocano i momenti. Tutto viene restituito a una lettura contemporanea mentre batte un cuore antico. C’è il vicolo, la scalinatella, ma c’è anche il futurismo, le camice nere, il Ballo Excelsior, l’avvento della radio. Quadri come suggestioni, tagliati da un disegno luci che evoca più che dichiarare e musicisti che riportano nostalgie e profumi del tempo.

Ma il palco non basta, e allora Serena scende tra il pubblico, e lo spettacolo da qui in poi ogni sera è a soggetto. Il muro di Diderot cade (una lezione valida dai tempi di Plauto), e con il muro la sospensione del dubbio esistente tra finzione e realtà.

Gli spettatori diventano parte attiva e memoria di quello che fu, allo stesso tempo. Una sorta di non-sequitur visuale, dove la rottura della convenzione scatena la comicità. Risate, lacrime, riflessioni. Il pubblico è preso a schiaffi e carezze, come quel Pulcinella in incontinenza verbale magistralmente interpretato da Serena a inizio spettacolo, metafora vivente e straordinariamente attuale dell’accavallarsi folle di parole del nostro tempo.

E’ cafè chantant ma è anche talent show di oggi, perché cambiano i codici ma non il messaggio. E’ sguardo critico al presente, allo strapotere dell’immagine tritatutto, alla mai troppo considerata meritocrazia, ai valori al tramonto di patria e di famiglia. Ma è soprattutto amore, identità, rivendicazione. E passato che guarda al futuro.

 

Vincenzo Incenzo

Teatro Diana/Sala Pasolini di Salerno

Info 089662141

Venerdì 16 febbraio, ore 21.00

 

QUELLI CHE LA DANZA 2018

 

Associazione Campania Danza 

presenta

 

Kosmograph

coreografie di Annarita Pasculli

 

attori

Rosanna Di Palma, Alfonso Liguori, Giovanni Pisciotta

 

danzatori

Cristian Cianciulli, Giorgio Loffredo, Silvia Manfredi, Nunzia Prisco  

 

regia Pasquale De Cristofaro 

 

Kosmograph è un’azione scenica che, sciogliendo i nodi di una imbarazzante quanto contraddittoria narratività drammatizzata di tante pagine pirandelliane, si risolve in un flusso di immagini-azioni tendenti a recuperare la profonda costruzione paradossale e ambivalente, inquieta e inconscia del suo immaginario.

Il titolo è preso in prestito da uno dei suoi romanzi più belli ma meno conosciuti, “I quaderni di Serafino Gubbio, operatore”. Un romanzo straordinario sul cinema che in quegli anni (siamo nei primi decenni del novecento) muove i primi passi per affermarsi quale nuovo ed efficacissimo strumento artistico per un pubblico sempre meno elitario e popolare.

In un serrato confronto tra il corpo teatrale e il corpo cinematografico, lo spettacolo intende approfondire i rapporti nuovi tra la realtà e l’immaginazione in un universo artistico che si sta ripensando radicalmente rispetto a una tradizione che non regge più e cede sotto i colpi di uno spirito iconoclasta e avanguardista che ne determinerà il suo definitivo tramonto.

Ad una dismissione quasi totale della parola, impossibilitata ormai a dare senso ad una troppo usurata comunicazione, si contrappone, qui, la necessità e il bisogno di sostituirla con una nuova sintassi e grammatica visiva che sappia ridare nuovo slancio e motivazione a noi uomini di questa tarda modernità.

Nel momento in cui tutto sembra congiurare contro l’uomo a favore di una realtà post-umana, ci è sembrato opportuno ritornare al Pirandello ultimo dei “Giganti” e alla sua dolente e inconclusa poesia. 

Teatro La Provvidenza di Vallo Della Lucania

info 0974717089

Venerdì 16 febbraio, ore 20.45

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
in collaborazione con

Bon Voyage Produzioni e Festival Teatrale di Borgio Verezzi

presentano

 

Lello Arena
in

 

Parenti Serpenti

di Carmine Amoroso

 

con Giorgia Trasselli
 

e con (in o. a.)

Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta,

Carla Ferraro, Serena Pisa, Fabrizio Vona

 

scene Roberto Crea, costumi Milla
musiche Stag, disegno luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Sara Esposito

 

regia Luciano Melchionna

 

Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravviare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni.

Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti, e andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci, le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi.

Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni del papà – interpretato da Panelli nel film di Monicelli – mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo, come quello di un bambino, intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano, in quei giorni di santissima festività: è un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuol vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti?

Andando via di casa, diventando adulti, ogni figlio ha dovuto fare i conti con la realtà, ha dovuto accettare i fallimenti e ha imparato a difendere il proprio orticello mal coltivato, spesso per incuria o incapacità, ma in quelle pause di neve e palline colorate ognuno di loro si impegna a mostrarsi spensierato, affettuoso e risolto.

All’improvviso però, i genitori, fino ad allora autonomi punti di riferimento, esprimono l’esigenza di essere accuditi come hanno fatto anni prima con loro: uno dei figli dovrà ospitarli e prendersi cura della loro vecchiaia… a chi toccherà?

All’improvviso, dunque, un terremoto segna una crepa nell’immobilità rassegnata di un andamento ormai sempre lo stesso e in via di spegnimento, una crepa dalla quale un gas mefitico si espanderà e inquinerà l’aria. Sarà la soluzione più spicciola e più crudele a prendere il sopravvento. Verità? Paradosso?

Spesso, come si è soliti dire, la realtà supera la fantasia. Ciò mi ha spronato ad affrontare questo testo che ha la peculiarità rara di fotografare uno spaccato di vita famigliare sempre assolutamente attuale, purtroppo.

Si può far ridere nel raccontarlo e sorridere nell’assistere alle spumeggianti gag ma, allo stesso tempo, non ci si può riflettere sopra senza una profonda amarezza, magari scoprendo – per contrasto – la possibilità di una maggior coerenza nei rapporti e negli affetti, così da ricordarsi le meravigliose responsabilità che un cordone ombelicale come quello tra genitori e figli impone.

Viviamo in un’epoca in cui i valori, primo fra tutti il rispetto, stanno pian piano sparendo e l’egoismo sta prendendo decisamente il sopravvento sulla carità umana e sulla semplice, fondamentale, empatia.

Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti?

In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco, e a tratti surreale, dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti.

 

Luciano Melchionna

 

 

Teatro delle Arti di Salerno

info 089221807

Sabato 17, ore 21.00, e domenica 18 febbraio, ore 18.30

 

Best Live

presenta

 

Gigi e Ross in

 

Troppo napoletano

di Alessandro Siani

 

con Gennaro Guazzo

 

e con

Giorgia Agata, Luigi Attrice, Alessandro Bolide, Nicoletta D’Addio, Cristiano di Maio,

Gennaro Di Biase, Ivan Fedele, Loredana Simioli,Ester Gatta, Ciro Villano, 

 

e la partecipazione straordinaria di Valentina Stella,

interprete  delle canzoni scritte da Siani e Bruno Lanza

 

scene Roberto Crea, coreografie Naike Orilio e Giuseppe Farruggio,

realizzazione scene dei F.lli Giustiniani, musiche scritte da Bosnia e Gallo,

le canzoni sono di Alessandro Siani e di Bruno Lanza.

grafiche di Luca Auletta, videografica e disegno luci Francesco Adinolfi.

 

regia Gianluca Ansanelli

 

Dopo il successo cinematografico del film “Troppo napoletano”, il primo lungometraggio prodotto da Alessandro Siani e Cattleya, percepito da molti come un film piccolo ma dalle grandi emozioni, arriva l’adattamento della pellicola in versione teatrale.

Diretto da Gianluca Ansanelli e con la supervisione artistica Alessandro Siani, la commedia, impreziosita anche da alcuni brani musicali scritti dallo stesso Siani, conferma i protagonisti del grande schermo Gigi e Ross con i piccoli Gennaro Guazzo e Giorgia Agata che guideranno un cast rinnovato con tante soprese.

Troppo napoletano è una storia semplice, una storia d’amore vista con gli occhi di un bambino e che racconta le differenze tra due quartieri di Napoli, il Rione Sanità e Posillipo. Sarà proprio l’amore tra uno scugnizzo e una posillipina a far emergere i contrasti, ma soprattutto le tradizioni, le speranze e i sentimenti che hanno lo stesso sapore per chi è nato a Napoli. Con questo carico di emozioni, Troppo Napoletano sbarca a teatro, ma in una versione che si dirige tra la commedia ed il musical.

Teatro Nuovo di Salerno

info 089220886

Sabato 17, ore 21.00, e domenica 18 febbraio, ore 18.30

 

Monica Sarnelli

in

 

Cantami o Diva

testo e regia Carmine Borrino

 

con

Giorgio Pinto, Giusy Freccia, Carmine Borrino

 

musiche Mariano Bellopede

ULTIMISSIME CULTURA & GOSSIP
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 12 al 18 febbraio 2018 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano

di Napoli Magazine

09/02/2018 - 11:19

Cinema Teatro Politeama di Torre Annunziata

Info 0818611737, 3381890767

Mercoledì 14 febbraio, ore 20.45

 

Teatro Italia di Acerra

Info 0818857258, 3333155417

Giovedì 15 febbraio, ore 20.30

 

Teatro S. Alfonso Maria de’ Liguori di Pagani

Info 0815158061, 3381890767

Venerdì 16 febbraio, ore 21.00

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

presenta

 

Carlo Buccirosso

in

 

Il pomo della discordia

scritto e diretto da Carlo Buccirosso

 

con Maria Nazionale

 

con (in ordine di apparizione)

Monica Assante di Tatisso, Giordano Bassetti, Claudia Federica Petrella,

Elvira Zingone, Matteo Tugnoli, Mauro De Palma, Peppe Miale, Fiorella Zullo
 

e con la partecipazione di Gino Monteleone

 

scene Gilda Cerullo e Renato Lori, costumi Zaira de Vincentiis
musiche Sal Da Vinci, luci Francesco Adinolfi
aiuto regia Martina Parisi
 

Doveva essere un giorno felice, si celebravano le nozze della dea del mare con un uomo bellissimo, e tutti gli dei erano venuti a festeggiare gli sposi, portando loro dei doni!…
La sala del banchetto splendeva di mille luci e sulla tavola brillavano caraffe e coppe preziose, colme di nettare ed ambrosia, e tutti gli invitati erano felici e contenti… solo Eris, dea della discordia, non era stata invitata, ma nel bel mezzo del banchetto, arrivò, lanciò una mela d’oro sul tavolo imbandito e scappò via, creando dissapori e contrasti tra i tutti i presenti.”

Tutto ciò, in breve, appartiene alla classica mitologia greca, ma proviamo a trasferirla ai giorni d’oggi, in una normale famiglia benestante, dove l’atmosfera e l’euforia di una festa di compleanno organizzata a sorpresa per Achille, primogenito dei coniugi Tramontano, potrebbe essere turbata non da una mela, non da un frutto, bensì da un pomo, un pomo d’Adamo, o meglio, il pomo di Achille, il festeggiato, ritenuto un po’ troppo sporgente…
E se aggiungiamo che Achille, vivendo un rapporto molto difficile con suo padre Nicola, è continuamente difeso a spada tratta da sua madre, la epica Angela, non essendosi ancora dichiarato gay, e non avendo mai presentato Cristian, il proprio fidanzato, che da anni bazzica in casa spacciandosi per il compagno di sua sorella Francesca…

Se aggiungiamo poi che alla festa sarà presente anche Sara, prima ed unica fiamma al femminile della sua tormentata adolescenza, Manuel estroso trasformista, Marianna garbata psicologa di famiglia, ed  Oscar un bizzarro vicino di casa che non ha mai tenuto nascoste le proprie simpatie nei confronti di Achille…

Beh, allora possiamo realmente comprendere come a volte la realtà, possa di gran lunga superare le fantasie, anche quelle più remote della antica mitologia…

Omero mi perdoni!

 

Carlo Buccirosso

 

 

 

Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento

info 0818786165

Venerdì 16 febbraio, ore 21.00

 

Teatro Auditorium Tommasiello di Teano

info 0823885096 - 3333782429

Sabato 17 febbraio, ore 20.45

 

Best Live

presenta

 

Francesco Cicchella in

 

Millevoci

uno spettacolo scritto da

Francesco Cicchella, Vincenzo De Honestis e Gennaro Scarpato

 

Millevoci è uno show comico-musicale nel quale Francesco Cicchella mostra le sue doti di comico, cantante ed intrattenitore. Sul palco, oltre allo showman, Vincenzo De Honestis (storica spalla di Cicchella in tutti i suoi spettacoli ed in molte delle sue apparizioni televisive), con il quale dà vita ad esilaranti siparietti comici, ed una band di sei elementi capitanata dal maestro Paco Ruggiero.

Il titolo, che strizza l’occhio al celebre varietà televisivo degli anni ’70, è quanto mai emblematico. Le mille voci a cui fa riferimento sono quelle che Cicchella porta sul palco, facendo vivere una moltitudine di personaggi e giocando continuamente con la sua vocalità anche quando veste i panni di se stesso.

Sul palco, infatti, oltre alle celebri parodie televisive del comico (Massimo Ranieri, Michael Bublé, Gigi D’Alessio etc.), che rientrano tra i momenti più esilaranti dello spettacolo, diversi numeri da vero showman, che proiettano il pubblico in un viaggio assolutamente ironico e giocoso attraverso il mondo della musica, condotto in maniera sorniona da Cicchella il quale si dimostra capace di impressionare e divertire il pubblico, spiazzandolo continuamente con numeri caratterizzati allo stesso tempo da grande spessore musicale ed artistico, ma anche da devastante forza comica.

Il performer fa apprezzare le sue doti canore passando da Stevie Wonder a Pino Daniele, da Michael Jackson ai Maroon 5, da Bruno Mars a Tiziano Ferro, senza mai prendersi troppo sul serio ed offrendo sempre allo spettatore un nuovo punto di vista, originale ed ironico, dal quale partire per giocare con la musica.

Cicchella esamina la musica ed i cantanti attraverso la lente del comico, regalando momenti di puro divertimento oltre che performances musicali di classe, in uno show fresco, leggero, sempre godibile e di pregevole fattura.

 

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

info 0823444051

Da venerdì 16 a domenica 18 febbraio

(feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)

 

Compagnia Mauri Sturno, Fondazione Teatro della Toscana

presentano

 

Glauco Mauri e Roberto Sturno

in

 

Edipo

 Edipo Re - Edipo a Colono

di Sofocle

 

e con

Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli

Mauro Mandolini, Roberto Manzi, Giuliano Scarpinato

 

scene e costumi Marta Crisolini Malatesta

musiche Germano Mazzocchetti

 

regie

Andrea Baracco - Edipo Re

Glauco Mauri - Edipo a Colono

 

A distanza di vent’anni la Compagnia Mauri Sturno ritorna a mettere in scena i due capolavori di Sofocle, per analizzare più compiutamente il mito immortale di Edipo, affidando la regia a due diversi registi: Glauco Mauri, per Edipo a Colono, e Andrea Baracco per Edipo Re. Due registi, due generazioni a confronto, esempio di collaborazione e di continuità, oltre che condizione indispensabile per il futuro del teatro.

“Edipo re e Edipo a Colono sono due capolavori fondamentali nella storia dell’uomo, per gli interrogativi che pongono alla mente e per la ricchezza di umanità e di poesia che ci donano. La storia di Edipo è la storia dell’UOMO, perché racchiude in sé tutta la storia del suo vivere. Edipo Re e Edipo a Colono sono due opere scritte in epoche diverse della vita di Sofocle ed è nell’accostamento di questi due grandi testi che poeticamente si esprime e compiutamente si racconta la “favola” di Edipo alla ricerca della verità.

Alla fine del suo lungo cammino Edipo comprende se stesso, la luce e le tenebre che sono dentro di lui, ma afferma anche il diritto alla libera responsabilità del suo agire. Edipo è pronto ad accettare tutto quello che deve accadere ed è pronto a essere distrutto purché sia fatta luce. Solo nell’interrogarci comincia la dignità di essere uomini. E’ questo che Sofocle con la sua opera immortale dice a tutti noi.

Convinti che il Teatro sia un’arte che può e deve servire “all’arte del vivere” affrontiamo queste due opere classiche per trovare nelle radici del nostro passato il nutrimento per comprendere il nostro presente, questo è il nostro impegno e il nostro desiderio.” 

 

Andrea Baracco, Glauco Mauri

 

 

Teatro Comunale “Mario Scarpetta” di Sala Consilina

Info 3471553257

Venerdì 16 febbraio, ore 20.30

 

Engage

presenta

 

Serena Autieri in

 

La Sciantosa

Ho scelto un nome eccentrico

scritto da Vincenzo Incenzo

 

lighting design Valerio Tiberi, costumi Monica Celeste

in scena Alessandro Urso

con il Quintetto Eccentrico Italiano

 

Sull’ onda dello straordinario successo con cui è stata accolta da critica e pubblico nelle prime tappe italiane, Serena Autieri parte in tour con il suo One Woman Show “La Sciantosa - ho scelto un nome eccentrico”, spettacolo scritto da Vincenzo Incenzo e diretto da Gino Landi.

“Ho voluto rileggere in chiave nuova ed attuale il caffe chantant – racconta Serena - con un lavoro di ricerca e rivalutazione nel repertorio dei primi del ‘900, da brani più conosciuti e coinvolgenti, quali ‘A tazz’ e cafè e Come facette mammeta sino a perle nascoste come Serenata napulitana e Chiove, oggi ascoltabili solo con il grammofono a tromba.

Tra una rima recitata e una lacrima intendo riportare al pubblico quelle radici poetiche e melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni e americani che Napoli ha ruminato e restituito al mondo nella sua inconfondibile cifra. Ho voluto fortemente mantenere il clima provocatorio e sensuale di quei Caffè, e ricreare in teatro quel rapporto senza rete con il pubblico, improvvisando, battibeccando, fino a coinvolgerlo spudoratamente nella ‘mossa’, asso nella manica di tutte le sciantose”. Nasce così ogni sera uno spettacolo nuovo e allo stesso tempo eterno. In fondo, dai tabarin ai talent show nulla è cambiato; la storia de “La Sciantosa” è una storia che non finirà mai.

 

Nota dell’autore

Incontrare la sciantosa e il suo “nome eccentrico” vuole dire aprire un baule magico con un immenso tesoro dentro. Vuole dire tuffarsi anima e corpo nell’oceano della tradizione classica e allo stesso tempo abbracciare le radici della modernità. ‘A tazz’ e cafè, Come facette mammeta, I’ te vurria vasà, prima di essere meravigliose canzoni sono testimoni e sentinelle di un mondo e di un’epoca da proteggere, di un tempo e di uno spazio in cui germogliano i princìpi tutti della cultura dello spettacolo che verrà.

Serena Autieri entra a schiaffo, con i panni di Pulcinella nei luoghi e nei codici del Caffè concerto e del varietà, ed è subito Napoli, arte di arrangiarsi, gioia e disperazione, mare romantico e vulcano incandescente. E’ guerra, colera, miseria ma è anche resurrezione, sorriso, amore. Poi via la maschera e d’incanto Napoli è femmina. Una “mossa”, una rima recitata, una lacrima, ed eccole, quelle radici poetiche e melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni, americani che ‘o paese d’’o sole, crocicchio di riferimenti locali e stimoli provenienti da ogni latitudine, ha ruminato e restituito al mondo nella sua inconfondibile cifra.

Il pretesto dello spettacolo è la prima grande protagonista di quel mondo, Elvira Donnarumma, “a capinera napoletana”, colei che sovvertì le regole dell’apparire; bassina,

tarchiata, ma con una voce che toccava le corde dell’anima.

Colei che raccolse i fiori sul palco di Eleonora Duse e Matilde Serao, che rifiutò per spirito patriottico il contratto in Germania, che sfidò la sua malattia ogni sera fino alla morte pur di non abbandonare il pubblico; lei che avvolta dalla bandiera italiana, in precario equilibrio e con gli occhi pieni di lacrime, cantò “Addio” davanti a tutta Napoli che la acclamava.

Serena Autieri legge Donnarumma in controluce, sdoganandone la fisicità, recuperata attraverso il gesto e la parola, in un’ora e mezza di spettacolo senza rete, sola sulla scena, attraversata dalla cometa elegante di un mimo ogni tanto a cadenzare il flusso narrativo. Fuori e dentro, dentro e fuori,

Serena gioca con il suo personaggio, lo presenta, lo incarna, lo lascia, lo riprende. La realtà feconda la finzione e viceversa in un gioco delle parti vertiginoso ed esilarante

La scena fa il resto. Una finestra che s’illumina nella notte, lo sciabordìo di onde in lontananza, una nave in partenza, valige sul molo.

Oggetti e proiezioni evocano i momenti. Tutto viene restituito a una lettura contemporanea mentre batte un cuore antico. C’è il vicolo, la scalinatella, ma c’è anche il futurismo, le camice nere, il Ballo Excelsior, l’avvento della radio. Quadri come suggestioni, tagliati da un disegno luci che evoca più che dichiarare e musicisti che riportano nostalgie e profumi del tempo.

Ma il palco non basta, e allora Serena scende tra il pubblico, e lo spettacolo da qui in poi ogni sera è a soggetto. Il muro di Diderot cade (una lezione valida dai tempi di Plauto), e con il muro la sospensione del dubbio esistente tra finzione e realtà.

Gli spettatori diventano parte attiva e memoria di quello che fu, allo stesso tempo. Una sorta di non-sequitur visuale, dove la rottura della convenzione scatena la comicità. Risate, lacrime, riflessioni. Il pubblico è preso a schiaffi e carezze, come quel Pulcinella in incontinenza verbale magistralmente interpretato da Serena a inizio spettacolo, metafora vivente e straordinariamente attuale dell’accavallarsi folle di parole del nostro tempo.

E’ cafè chantant ma è anche talent show di oggi, perché cambiano i codici ma non il messaggio. E’ sguardo critico al presente, allo strapotere dell’immagine tritatutto, alla mai troppo considerata meritocrazia, ai valori al tramonto di patria e di famiglia. Ma è soprattutto amore, identità, rivendicazione. E passato che guarda al futuro.

 

Vincenzo Incenzo

Teatro Diana/Sala Pasolini di Salerno

Info 089662141

Venerdì 16 febbraio, ore 21.00

 

QUELLI CHE LA DANZA 2018

 

Associazione Campania Danza 

presenta

 

Kosmograph

coreografie di Annarita Pasculli

 

attori

Rosanna Di Palma, Alfonso Liguori, Giovanni Pisciotta

 

danzatori

Cristian Cianciulli, Giorgio Loffredo, Silvia Manfredi, Nunzia Prisco  

 

regia Pasquale De Cristofaro 

 

Kosmograph è un’azione scenica che, sciogliendo i nodi di una imbarazzante quanto contraddittoria narratività drammatizzata di tante pagine pirandelliane, si risolve in un flusso di immagini-azioni tendenti a recuperare la profonda costruzione paradossale e ambivalente, inquieta e inconscia del suo immaginario.

Il titolo è preso in prestito da uno dei suoi romanzi più belli ma meno conosciuti, “I quaderni di Serafino Gubbio, operatore”. Un romanzo straordinario sul cinema che in quegli anni (siamo nei primi decenni del novecento) muove i primi passi per affermarsi quale nuovo ed efficacissimo strumento artistico per un pubblico sempre meno elitario e popolare.

In un serrato confronto tra il corpo teatrale e il corpo cinematografico, lo spettacolo intende approfondire i rapporti nuovi tra la realtà e l’immaginazione in un universo artistico che si sta ripensando radicalmente rispetto a una tradizione che non regge più e cede sotto i colpi di uno spirito iconoclasta e avanguardista che ne determinerà il suo definitivo tramonto.

Ad una dismissione quasi totale della parola, impossibilitata ormai a dare senso ad una troppo usurata comunicazione, si contrappone, qui, la necessità e il bisogno di sostituirla con una nuova sintassi e grammatica visiva che sappia ridare nuovo slancio e motivazione a noi uomini di questa tarda modernità.

Nel momento in cui tutto sembra congiurare contro l’uomo a favore di una realtà post-umana, ci è sembrato opportuno ritornare al Pirandello ultimo dei “Giganti” e alla sua dolente e inconclusa poesia. 

Teatro La Provvidenza di Vallo Della Lucania

info 0974717089

Venerdì 16 febbraio, ore 20.45

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
in collaborazione con

Bon Voyage Produzioni e Festival Teatrale di Borgio Verezzi

presentano

 

Lello Arena
in

 

Parenti Serpenti

di Carmine Amoroso

 

con Giorgia Trasselli
 

e con (in o. a.)

Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta,

Carla Ferraro, Serena Pisa, Fabrizio Vona

 

scene Roberto Crea, costumi Milla
musiche Stag, disegno luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Sara Esposito

 

regia Luciano Melchionna

 

Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravviare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni.

Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti, e andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci, le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi.

Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni del papà – interpretato da Panelli nel film di Monicelli – mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo, come quello di un bambino, intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano, in quei giorni di santissima festività: è un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuol vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti?

Andando via di casa, diventando adulti, ogni figlio ha dovuto fare i conti con la realtà, ha dovuto accettare i fallimenti e ha imparato a difendere il proprio orticello mal coltivato, spesso per incuria o incapacità, ma in quelle pause di neve e palline colorate ognuno di loro si impegna a mostrarsi spensierato, affettuoso e risolto.

All’improvviso però, i genitori, fino ad allora autonomi punti di riferimento, esprimono l’esigenza di essere accuditi come hanno fatto anni prima con loro: uno dei figli dovrà ospitarli e prendersi cura della loro vecchiaia… a chi toccherà?

All’improvviso, dunque, un terremoto segna una crepa nell’immobilità rassegnata di un andamento ormai sempre lo stesso e in via di spegnimento, una crepa dalla quale un gas mefitico si espanderà e inquinerà l’aria. Sarà la soluzione più spicciola e più crudele a prendere il sopravvento. Verità? Paradosso?

Spesso, come si è soliti dire, la realtà supera la fantasia. Ciò mi ha spronato ad affrontare questo testo che ha la peculiarità rara di fotografare uno spaccato di vita famigliare sempre assolutamente attuale, purtroppo.

Si può far ridere nel raccontarlo e sorridere nell’assistere alle spumeggianti gag ma, allo stesso tempo, non ci si può riflettere sopra senza una profonda amarezza, magari scoprendo – per contrasto – la possibilità di una maggior coerenza nei rapporti e negli affetti, così da ricordarsi le meravigliose responsabilità che un cordone ombelicale come quello tra genitori e figli impone.

Viviamo in un’epoca in cui i valori, primo fra tutti il rispetto, stanno pian piano sparendo e l’egoismo sta prendendo decisamente il sopravvento sulla carità umana e sulla semplice, fondamentale, empatia.

Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti?

In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco, e a tratti surreale, dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti.

 

Luciano Melchionna

 

 

Teatro delle Arti di Salerno

info 089221807

Sabato 17, ore 21.00, e domenica 18 febbraio, ore 18.30

 

Best Live

presenta

 

Gigi e Ross in

 

Troppo napoletano

di Alessandro Siani

 

con Gennaro Guazzo

 

e con

Giorgia Agata, Luigi Attrice, Alessandro Bolide, Nicoletta D’Addio, Cristiano di Maio,

Gennaro Di Biase, Ivan Fedele, Loredana Simioli,Ester Gatta, Ciro Villano, 

 

e la partecipazione straordinaria di Valentina Stella,

interprete  delle canzoni scritte da Siani e Bruno Lanza

 

scene Roberto Crea, coreografie Naike Orilio e Giuseppe Farruggio,

realizzazione scene dei F.lli Giustiniani, musiche scritte da Bosnia e Gallo,

le canzoni sono di Alessandro Siani e di Bruno Lanza.

grafiche di Luca Auletta, videografica e disegno luci Francesco Adinolfi.

 

regia Gianluca Ansanelli

 

Dopo il successo cinematografico del film “Troppo napoletano”, il primo lungometraggio prodotto da Alessandro Siani e Cattleya, percepito da molti come un film piccolo ma dalle grandi emozioni, arriva l’adattamento della pellicola in versione teatrale.

Diretto da Gianluca Ansanelli e con la supervisione artistica Alessandro Siani, la commedia, impreziosita anche da alcuni brani musicali scritti dallo stesso Siani, conferma i protagonisti del grande schermo Gigi e Ross con i piccoli Gennaro Guazzo e Giorgia Agata che guideranno un cast rinnovato con tante soprese.

Troppo napoletano è una storia semplice, una storia d’amore vista con gli occhi di un bambino e che racconta le differenze tra due quartieri di Napoli, il Rione Sanità e Posillipo. Sarà proprio l’amore tra uno scugnizzo e una posillipina a far emergere i contrasti, ma soprattutto le tradizioni, le speranze e i sentimenti che hanno lo stesso sapore per chi è nato a Napoli. Con questo carico di emozioni, Troppo Napoletano sbarca a teatro, ma in una versione che si dirige tra la commedia ed il musical.

Teatro Nuovo di Salerno

info 089220886

Sabato 17, ore 21.00, e domenica 18 febbraio, ore 18.30

 

Monica Sarnelli

in

 

Cantami o Diva

testo e regia Carmine Borrino

 

con

Giorgio Pinto, Giusy Freccia, Carmine Borrino

 

musiche Mariano Bellopede