G-Factor
G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Napoli, chi non vuole restare..."
21.04.2019 18:53 di Napoli Magazine

NAPOLI - Un antico monito si ripropone con grande attualità e che fu dettato in un passato non troppo lontano quando furono gettate le basi di partenza del Napoli diventato grande con Diego Maradona. Ed oggi come allora quelle parole sembrano riemergere dalle glorie conquistate e vantate con l’amore straordinario dei calciatori di quel tempo: “Chi non si trova bene, chi non ama la maglia azzurra e non vuole stare qui, ebbene la porta è aperta, nessuno lo obbliga contro la sua volontà: può andarsene tranquillamente via, nessuno lo costringerà a restare”, un principio fondamentale nella nascita della squadra che conquistò due scudetti, la Coppa Italia, la Coppa Uefa e la Supercoppa per club. Un preambolo magari necessario per chi di grilli per la testa ne ha fin troppi ed è comunque un discorso che vale per tutti s’intende, mica soltanto per la squadra. Già, la squadra. Oggi come oggi non ancora sono chiare le ragioni che hanno del tutto trasformato il team che all’inizio di stagione ha fatto tremare il Liverpool e il Psg. E non solo. Quella forza espressa ha fatto schizzare il Napoli in quel secondo posto incontrastato che fortunatamente per il distacco accumulato nei confronti delle altre non ha subito contraccolpi, secondo posto che resta da difendere però e comunque. Ma resta un mistero irrisolto l’involuzione accusata dagli azzurri. Già, come si spiega? Cosa è successo all’irresistibile macchina bellica che aveva mostrato bel gioco e creato un solco incolmabile con le altre? Non sarà stato a sua volta il distacco dalla Juve a convincere gli azzurri che non c’era più nulla da fare per la lotta scudetto e l’uscita dalla Champions e dalla Coppa Italia demativandoli finanche nell’ultimo obiettivo possibile, la Coppa Uefa? Qualsiasi motivazione legata ai traguardi saltati lungo la strada non sembra possa trovare giustificazioni plausibili a giocatori professionisti obbligati a dare il massimo non soltanto per l’impegno contrattuale liberamente sottoscritto ma anche per decoro professionale e rispetto verso il club e i tifosi e per una maglia che va sempre onorata. Spiace dirlo ma diversi di questi canoni sono saltati lungo la strada e quel Napoli bello, sontuoso e irresistibile che pur nel cambio di mano che talvolta presenta qualche problematica, quel Napoli che andava a cento all’ora più o meno come quello di Sarri, è maledettamente svanito tra dicembre scorso e gennaio. Lo scadimento di forma e di condizione atletica sono stati fermamente esclusi da Ancelotti, condizioni che tra l’altro non durano mai così a lungo. Fatto sta di quella squadra se ne è perso il ricordo, cosa che ha generato malumori e veleni infiniti in un ambiente che manifesta rabbia, delusione, fortissimo disappunto e contestazioni anche scomposte, dirette verso qualcuno dei calciatori, Insigne per essere precisi, il presidente De Laurentiis e Carlo Ancelotti. Da tempo è tra l’altro sorto l’accostamento continuo e dannoso – e probabilmente strumentale sotto alcuni aspetti - tra Sarri e l’attuale tecnico. Questo accostamento ha tra l’altro diviso ulteriormente l’ambiente della tifoseria azzurra estremamente tormentato e che credeva ciecamente di poter raccogliere quella nuova gloria inutilmente inseguita dagli anni di Maradona. E nessuno vuole sapere ragioni. Quel secondo posto è apprezzato da ben pochi e non lo è affatto da chi non considera che altri importanti club puntavano a traguardi importanti ed ambiziosi come quelli del Napoli: club che da tempo sono e restano alle spalle degli azzurri. Adesso viene il bello, però. Torniamo a gennaio scorso quando per giorni e giorni e settimane intere non si è parlato altro che di Allan e di Hamsik e delle offerte ricevute dai due giocatori: per il brasiliano almeno il triplo di quanto percepito dal Napoli. Così anche per Hamsik, affascinato dai milioni dei cinesi. Insomma voci ed operazioni che potrebbero aver destabilizzato l’ambiente interno della squadra che via via ha perduto i suoi riferimenti anche tecnici con tutti questi milioni che fioccavano nell’aria e svolazzavano sulla testa degli azzurri. Da un punto di vista tecnico il tanto criticato Hamsik è stato apprezzato dopo la sua partenza ed ora è invocato, con giusta ragione se vogliamo. Ormai padrone del nuovo centrocampo nel suo nuovo ruolo, ha lasciato un vuoto incolmabile. La fallita operazione che ha riguardato Allan e che aveva creato sogni e illusioni nella testa del brasiliano nemmeno può essere ignorata, considerando che il giovanotto non è stato più quello di prima, tra l’altro spostato in una posizione – quella davanti alla difesa – in cui non riesce ad essere il furioso volante che spaccava le squadre avversarie con i suoi inserimenti mozzafiato, favorendo le soluzioni offensive di Callejon, Mertens, Milik, Insigne e gli altri. A questo punto non resta che fare un passo indietro a tutti i livelli per uscirne bene. E' necessaria una terapia d'urto per eliminare i “mali oscuri” che si agitano sotto la pelle. Come pure c’è da aprire quella porta per far uscire senza nessuna eccezione chi ha altri grilli per la testa, giacchè oggi come tanti anni fa “l’interesse del Napoli e dei suoi tifosi, è al disopra di tutto e di tutti”.

 

ULTIMISSIME G-FACTOR
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Napoli, chi non vuole restare..."

di Napoli Magazine

21/04/2024 - 18:53

NAPOLI - Un antico monito si ripropone con grande attualità e che fu dettato in un passato non troppo lontano quando furono gettate le basi di partenza del Napoli diventato grande con Diego Maradona. Ed oggi come allora quelle parole sembrano riemergere dalle glorie conquistate e vantate con l’amore straordinario dei calciatori di quel tempo: “Chi non si trova bene, chi non ama la maglia azzurra e non vuole stare qui, ebbene la porta è aperta, nessuno lo obbliga contro la sua volontà: può andarsene tranquillamente via, nessuno lo costringerà a restare”, un principio fondamentale nella nascita della squadra che conquistò due scudetti, la Coppa Italia, la Coppa Uefa e la Supercoppa per club. Un preambolo magari necessario per chi di grilli per la testa ne ha fin troppi ed è comunque un discorso che vale per tutti s’intende, mica soltanto per la squadra. Già, la squadra. Oggi come oggi non ancora sono chiare le ragioni che hanno del tutto trasformato il team che all’inizio di stagione ha fatto tremare il Liverpool e il Psg. E non solo. Quella forza espressa ha fatto schizzare il Napoli in quel secondo posto incontrastato che fortunatamente per il distacco accumulato nei confronti delle altre non ha subito contraccolpi, secondo posto che resta da difendere però e comunque. Ma resta un mistero irrisolto l’involuzione accusata dagli azzurri. Già, come si spiega? Cosa è successo all’irresistibile macchina bellica che aveva mostrato bel gioco e creato un solco incolmabile con le altre? Non sarà stato a sua volta il distacco dalla Juve a convincere gli azzurri che non c’era più nulla da fare per la lotta scudetto e l’uscita dalla Champions e dalla Coppa Italia demativandoli finanche nell’ultimo obiettivo possibile, la Coppa Uefa? Qualsiasi motivazione legata ai traguardi saltati lungo la strada non sembra possa trovare giustificazioni plausibili a giocatori professionisti obbligati a dare il massimo non soltanto per l’impegno contrattuale liberamente sottoscritto ma anche per decoro professionale e rispetto verso il club e i tifosi e per una maglia che va sempre onorata. Spiace dirlo ma diversi di questi canoni sono saltati lungo la strada e quel Napoli bello, sontuoso e irresistibile che pur nel cambio di mano che talvolta presenta qualche problematica, quel Napoli che andava a cento all’ora più o meno come quello di Sarri, è maledettamente svanito tra dicembre scorso e gennaio. Lo scadimento di forma e di condizione atletica sono stati fermamente esclusi da Ancelotti, condizioni che tra l’altro non durano mai così a lungo. Fatto sta di quella squadra se ne è perso il ricordo, cosa che ha generato malumori e veleni infiniti in un ambiente che manifesta rabbia, delusione, fortissimo disappunto e contestazioni anche scomposte, dirette verso qualcuno dei calciatori, Insigne per essere precisi, il presidente De Laurentiis e Carlo Ancelotti. Da tempo è tra l’altro sorto l’accostamento continuo e dannoso – e probabilmente strumentale sotto alcuni aspetti - tra Sarri e l’attuale tecnico. Questo accostamento ha tra l’altro diviso ulteriormente l’ambiente della tifoseria azzurra estremamente tormentato e che credeva ciecamente di poter raccogliere quella nuova gloria inutilmente inseguita dagli anni di Maradona. E nessuno vuole sapere ragioni. Quel secondo posto è apprezzato da ben pochi e non lo è affatto da chi non considera che altri importanti club puntavano a traguardi importanti ed ambiziosi come quelli del Napoli: club che da tempo sono e restano alle spalle degli azzurri. Adesso viene il bello, però. Torniamo a gennaio scorso quando per giorni e giorni e settimane intere non si è parlato altro che di Allan e di Hamsik e delle offerte ricevute dai due giocatori: per il brasiliano almeno il triplo di quanto percepito dal Napoli. Così anche per Hamsik, affascinato dai milioni dei cinesi. Insomma voci ed operazioni che potrebbero aver destabilizzato l’ambiente interno della squadra che via via ha perduto i suoi riferimenti anche tecnici con tutti questi milioni che fioccavano nell’aria e svolazzavano sulla testa degli azzurri. Da un punto di vista tecnico il tanto criticato Hamsik è stato apprezzato dopo la sua partenza ed ora è invocato, con giusta ragione se vogliamo. Ormai padrone del nuovo centrocampo nel suo nuovo ruolo, ha lasciato un vuoto incolmabile. La fallita operazione che ha riguardato Allan e che aveva creato sogni e illusioni nella testa del brasiliano nemmeno può essere ignorata, considerando che il giovanotto non è stato più quello di prima, tra l’altro spostato in una posizione – quella davanti alla difesa – in cui non riesce ad essere il furioso volante che spaccava le squadre avversarie con i suoi inserimenti mozzafiato, favorendo le soluzioni offensive di Callejon, Mertens, Milik, Insigne e gli altri. A questo punto non resta che fare un passo indietro a tutti i livelli per uscirne bene. E' necessaria una terapia d'urto per eliminare i “mali oscuri” che si agitano sotto la pelle. Come pure c’è da aprire quella porta per far uscire senza nessuna eccezione chi ha altri grilli per la testa, giacchè oggi come tanti anni fa “l’interesse del Napoli e dei suoi tifosi, è al disopra di tutto e di tutti”.