Cultura & Gossip
SPETTACOLI - "Terramò vol. III", al Rione Terra dal 4 al 7 settembre
01.09.2025 08:05 di Napoli Magazine
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Un viaggio nel cuore pulsante dei Campi Flegrei, dove la storia si fonde con l'attualità: torna in scena "Terramò Vol. III", lo spettacolo di e con Pako Ioffredo, in scena con Demi Licata, Giorgio Pinto e Ingrid Sansone. L'opera andrà in scena dal 4 al 7 settembre ore 18.45, all'interno del Rione Terra di Pozzuoli. La produzione è a cura di Cantiere Teatrale Flegreo/Enart - Compagniemia, con la musica e la voce di Pino Ruffo, i costumi di Antonietta Rendina, la cura tecnica di Paolo Visone e l'assistenza alla regia di Francesco Piciocchi. In un momento storico in cui i temi dell'identità e dello spopolamento tornano prepotentemente al centro del dibattito, lo spettacolo offre una profonda riflessione su come il legame con le proprie radici possa resistere alla distanza e all'oblio.

Il racconto, intimo e universale, si immerge nelle storie e nei ricordi del Rione Terra, un luogo che ha segnato profondamente l'identità di un popolo, il quale, fino alla crisi bradisismica degli anni Settanta, riusciva a incarnare un forte senso di appartenenza, oggi ormai frammentato. Attraverso il dialetto puteolano, una lingua materna che mantiene vivo un legame profondo con il passato, lo spettacolo si fa portavoce di un popolo e della sua memoria, spesso dimenticata o calpestata dal tempo.

«Essere Flegrei significa incarnare in sé due sentimenti apparentemente contrastanti ma indispensabili: l'esplosività creativa e la forza distruttiva – racconta Pako Ioffredo, ideatore del progetto. Come un paese di natura vulcanica condiziona il nostro essere, così la memoria si fa esilio tenace. Un microcosmo di significati che estendiamo alla nostra Europa, malata di Alzheimer. E in questo smarrimento, citando Pavese, “un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andar via. Perché un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo”».

Non a caso, il progetto della compagnia Cantiere Teatrale Flegreo/Enart - Compagniemia si muove tra l'Italia e la Francia, in un andirivieni che non è fuga, ma accrescimento. Un movimento che rispecchia la stessa natura flegrea, una terra che incita allo spostamento, dove l’esilio diventa un atto di creazione e rigenerazione. Questa visione, che Ioffredo porta avanti da anni, trova una risonanza profonda nella collaborazione con Daniel Pennac, Clara Bauer e il gruppo artistico che si muove intorno a questa idea di arte, cultura e identità in perenne spostamento.

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SPETTACOLI - "Terramò vol. III", al Rione Terra dal 4 al 7 settembre

di Napoli Magazine

01/09/2025 - 08:05

Un viaggio nel cuore pulsante dei Campi Flegrei, dove la storia si fonde con l'attualità: torna in scena "Terramò Vol. III", lo spettacolo di e con Pako Ioffredo, in scena con Demi Licata, Giorgio Pinto e Ingrid Sansone. L'opera andrà in scena dal 4 al 7 settembre ore 18.45, all'interno del Rione Terra di Pozzuoli. La produzione è a cura di Cantiere Teatrale Flegreo/Enart - Compagniemia, con la musica e la voce di Pino Ruffo, i costumi di Antonietta Rendina, la cura tecnica di Paolo Visone e l'assistenza alla regia di Francesco Piciocchi. In un momento storico in cui i temi dell'identità e dello spopolamento tornano prepotentemente al centro del dibattito, lo spettacolo offre una profonda riflessione su come il legame con le proprie radici possa resistere alla distanza e all'oblio.

Il racconto, intimo e universale, si immerge nelle storie e nei ricordi del Rione Terra, un luogo che ha segnato profondamente l'identità di un popolo, il quale, fino alla crisi bradisismica degli anni Settanta, riusciva a incarnare un forte senso di appartenenza, oggi ormai frammentato. Attraverso il dialetto puteolano, una lingua materna che mantiene vivo un legame profondo con il passato, lo spettacolo si fa portavoce di un popolo e della sua memoria, spesso dimenticata o calpestata dal tempo.

«Essere Flegrei significa incarnare in sé due sentimenti apparentemente contrastanti ma indispensabili: l'esplosività creativa e la forza distruttiva – racconta Pako Ioffredo, ideatore del progetto. Come un paese di natura vulcanica condiziona il nostro essere, così la memoria si fa esilio tenace. Un microcosmo di significati che estendiamo alla nostra Europa, malata di Alzheimer. E in questo smarrimento, citando Pavese, “un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andar via. Perché un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo”».

Non a caso, il progetto della compagnia Cantiere Teatrale Flegreo/Enart - Compagniemia si muove tra l'Italia e la Francia, in un andirivieni che non è fuga, ma accrescimento. Un movimento che rispecchia la stessa natura flegrea, una terra che incita allo spostamento, dove l’esilio diventa un atto di creazione e rigenerazione. Questa visione, che Ioffredo porta avanti da anni, trova una risonanza profonda nella collaborazione con Daniel Pennac, Clara Bauer e il gruppo artistico che si muove intorno a questa idea di arte, cultura e identità in perenne spostamento.