A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Benoit Cauet, allenatore ed ex calciatore di Inter e Torino.
Mister, partiamo dall’Inter, che andrà in trasferta a Roma: una Roma prima in classifica e un’Inter invece partita un po’ con l’handicap in questa stagione. Per la Roma, di fatto, sarà la prima vera sfida importante, il primo vero banco di prova. Che gara si aspetta?
“Mi aspetto una gara spettacolare, perché il risultato della Roma – oggi in testa alla classifica – rassicura sicuramente l’ambiente e dà fiducia davanti al proprio pubblico. La squadra di Gasperini sta crescendo, piano piano sta diventando sempre più una squadra ‘alla Gasperini’. Credo che attendano con grande curiosità questa sfida, che rappresenta anche per lo stesso Gasperini un test importante per valutare come la sua squadra possa affrontare un avversario come l’Inter".
Ha parlato di una Roma che sta diventando, passo dopo passo, una squadra di Gasperini. Però forse non lo è ancora del tutto, perché mancano i gol. Secondo lei è un problema di fase offensiva o dipende dal fatto che i due attaccanti, Dovbyk e il nuovo acquisto Ferguson, stiano deludendo?
“No, non credo che stiano deludendo. Penso piuttosto che si tratti di adattarsi alle richieste molto specifiche del gioco di Gasperini. Sono giocatori con caratteristiche forse un po’ diverse rispetto a quelli che Gasperini ha avuto negli ultimi anni: la struttura e il modo di giocare della Roma sono diversi. I calciatori devono ancora entrare pienamente nei meccanismi offensivi, anche se nell’ultima partita si sono visti segnali positivi. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma questo tipo di sfide può rappresentare un’opportunità per gli attaccanti di dimostrare di essere sulla strada giusta e di avvicinarsi sempre di più a quello che l’allenatore chiede".
Tra campionato, Coppa Italia e Champions League, come si fa a mantenere alta la concentrazione giocando sette partite in circa ventidue giorni?
“È proprio questa la complessità del calcio moderno. Oggi si gioca praticamente ogni tre giorni, e ogni partita è di altissimo livello, contro grandi squadre e grandi giocatori. All’inizio può sembrare più facile restare concentrati, ma con l’andare delle settimane e con il proseguire del campionato la stanchezza si fa sentire. Il numero di impegni e la qualità degli avversari influiscono molto. Le cinque sostituzioni introdotte negli ultimi anni hanno aiutato tanto, perché permettono di mantenere la squadra su un certo livello e gestire meglio le energie. Ma è inevitabile che, alla lunga, la stanchezza e i ritmi così elevati incidano sul rendimento complessivo".
De Bruyne è tra i migliori d’Europa per azioni create. A Napoli ha ricevuto molti complimenti, ma anche qualche critica. Cosa pensa del suo impatto in una piazza così importante come quella napoletana?
“Io credo che non debba dimostrare nulla: ha già vinto tutto quello che c’era da vincere. È arrivato a Napoli dopo tanti anni in un contesto completamente diverso, rispetto al calcio di Guardiola in cui era abituato. Ora si trova in un ambiente, in un campionato e in una realtà tattica differenti, e deve adattarsi. Sta facendo il suo percorso, e lo sta facendo bene. Quando tocca la palla è sempre determinante, mette in condizione i compagni di rendere al meglio ed è uno dei pochi che può davvero fare la differenza in Europa. L’esperienza che porta è enorme, e credo che col tempo prenderà sempre più piede anche in Serie A".
C’è chi sostiene che il rendimento inferiore di Scott McTominay rispetto alla scorsa stagione sia dovuto proprio al fatto che De Bruyne, più o meno, occupi le stesse zone di campo e quindi gli tolga spazi. È d’accordo?
“Sicuramente De Bruyne gli toglie spazio, ma c’è anche un altro fattore: il modo in cui oggi gli avversari lo affrontano. Lo conoscono, lo aspettano e gli prestano molta più attenzione rispetto a un anno fa. Non è più una sorpresa, non ha più quella libertà che aveva all’inizio. È diventato un giocatore temuto, preso di mira per limitarlo. Per questo deve trovare nuove soluzioni, armi diverse rispetto a quelle che utilizzava la scorsa stagione. Se riesce a farlo, tornerà ad essere determinante come lo è stato".
Visto che la Roma non è ancora del tutto una squadra di Gasperini, possiamo dire che l’Inter sia già una squadra di Chivu?
“No, non ancora. Chivu sta facendo il suo percorso e si è visto un miglioramento nelle ultime gare. Sa bene che ciò che si è fatto negli anni passati con Inzaghi non si può più ripetere, e sta cercando di portare qualcosa di diverso. Lavora tanto, e credo che i giocatori abbiano recepito il messaggio. C’è stata anche un’evoluzione nel modo di gestire il gruppo, nel passaggio da Inzaghi a Chivu. Piano piano sta sistemando una situazione complessa, quella lasciata dalla fine della scorsa stagione dove, in pochi giorni, si è perso tutto ed anche in maniera pesante, come la finale di Champions League. Ci vuole tempo, come sempre, ma credo che questo weekend avremo un test molto interessante: le statistiche dicono che le squadre di Gasperini hanno spesso sofferto contro l’Inter. Vedremo come andrà questa sfida così particolare a Roma".
di Napoli Magazine
17/10/2025 - 11:22
A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Benoit Cauet, allenatore ed ex calciatore di Inter e Torino.
Mister, partiamo dall’Inter, che andrà in trasferta a Roma: una Roma prima in classifica e un’Inter invece partita un po’ con l’handicap in questa stagione. Per la Roma, di fatto, sarà la prima vera sfida importante, il primo vero banco di prova. Che gara si aspetta?
“Mi aspetto una gara spettacolare, perché il risultato della Roma – oggi in testa alla classifica – rassicura sicuramente l’ambiente e dà fiducia davanti al proprio pubblico. La squadra di Gasperini sta crescendo, piano piano sta diventando sempre più una squadra ‘alla Gasperini’. Credo che attendano con grande curiosità questa sfida, che rappresenta anche per lo stesso Gasperini un test importante per valutare come la sua squadra possa affrontare un avversario come l’Inter".
Ha parlato di una Roma che sta diventando, passo dopo passo, una squadra di Gasperini. Però forse non lo è ancora del tutto, perché mancano i gol. Secondo lei è un problema di fase offensiva o dipende dal fatto che i due attaccanti, Dovbyk e il nuovo acquisto Ferguson, stiano deludendo?
“No, non credo che stiano deludendo. Penso piuttosto che si tratti di adattarsi alle richieste molto specifiche del gioco di Gasperini. Sono giocatori con caratteristiche forse un po’ diverse rispetto a quelli che Gasperini ha avuto negli ultimi anni: la struttura e il modo di giocare della Roma sono diversi. I calciatori devono ancora entrare pienamente nei meccanismi offensivi, anche se nell’ultima partita si sono visti segnali positivi. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma questo tipo di sfide può rappresentare un’opportunità per gli attaccanti di dimostrare di essere sulla strada giusta e di avvicinarsi sempre di più a quello che l’allenatore chiede".
Tra campionato, Coppa Italia e Champions League, come si fa a mantenere alta la concentrazione giocando sette partite in circa ventidue giorni?
“È proprio questa la complessità del calcio moderno. Oggi si gioca praticamente ogni tre giorni, e ogni partita è di altissimo livello, contro grandi squadre e grandi giocatori. All’inizio può sembrare più facile restare concentrati, ma con l’andare delle settimane e con il proseguire del campionato la stanchezza si fa sentire. Il numero di impegni e la qualità degli avversari influiscono molto. Le cinque sostituzioni introdotte negli ultimi anni hanno aiutato tanto, perché permettono di mantenere la squadra su un certo livello e gestire meglio le energie. Ma è inevitabile che, alla lunga, la stanchezza e i ritmi così elevati incidano sul rendimento complessivo".
De Bruyne è tra i migliori d’Europa per azioni create. A Napoli ha ricevuto molti complimenti, ma anche qualche critica. Cosa pensa del suo impatto in una piazza così importante come quella napoletana?
“Io credo che non debba dimostrare nulla: ha già vinto tutto quello che c’era da vincere. È arrivato a Napoli dopo tanti anni in un contesto completamente diverso, rispetto al calcio di Guardiola in cui era abituato. Ora si trova in un ambiente, in un campionato e in una realtà tattica differenti, e deve adattarsi. Sta facendo il suo percorso, e lo sta facendo bene. Quando tocca la palla è sempre determinante, mette in condizione i compagni di rendere al meglio ed è uno dei pochi che può davvero fare la differenza in Europa. L’esperienza che porta è enorme, e credo che col tempo prenderà sempre più piede anche in Serie A".
C’è chi sostiene che il rendimento inferiore di Scott McTominay rispetto alla scorsa stagione sia dovuto proprio al fatto che De Bruyne, più o meno, occupi le stesse zone di campo e quindi gli tolga spazi. È d’accordo?
“Sicuramente De Bruyne gli toglie spazio, ma c’è anche un altro fattore: il modo in cui oggi gli avversari lo affrontano. Lo conoscono, lo aspettano e gli prestano molta più attenzione rispetto a un anno fa. Non è più una sorpresa, non ha più quella libertà che aveva all’inizio. È diventato un giocatore temuto, preso di mira per limitarlo. Per questo deve trovare nuove soluzioni, armi diverse rispetto a quelle che utilizzava la scorsa stagione. Se riesce a farlo, tornerà ad essere determinante come lo è stato".
Visto che la Roma non è ancora del tutto una squadra di Gasperini, possiamo dire che l’Inter sia già una squadra di Chivu?
“No, non ancora. Chivu sta facendo il suo percorso e si è visto un miglioramento nelle ultime gare. Sa bene che ciò che si è fatto negli anni passati con Inzaghi non si può più ripetere, e sta cercando di portare qualcosa di diverso. Lavora tanto, e credo che i giocatori abbiano recepito il messaggio. C’è stata anche un’evoluzione nel modo di gestire il gruppo, nel passaggio da Inzaghi a Chivu. Piano piano sta sistemando una situazione complessa, quella lasciata dalla fine della scorsa stagione dove, in pochi giorni, si è perso tutto ed anche in maniera pesante, come la finale di Champions League. Ci vuole tempo, come sempre, ma credo che questo weekend avremo un test molto interessante: le statistiche dicono che le squadre di Gasperini hanno spesso sofferto contro l’Inter. Vedremo come andrà questa sfida così particolare a Roma".