NAPOLI - Due o tre cose che potrebbero interessare tutti noi. Parlo di noi tifosi del Napoli, di noi sportivi in generale, di noi italiani. Cominciamo da quanto sta succedendo a Roma dopo l’elezione di Tavecchio alla guida della Federcalcio. E cominciamo da quell’interessante notizia che ho letto stamane su qualche giornale. Che ci avverte: dalla prossima stagione, niente più chiusura delle curve degli stadi dove siano stati intonati cori anti-Napoli o anti-napoletani. Al massimo, ci sarà un rimprovero o, nei casi più gravi, una tiratina d’orecchi per quei birbantelli che si sono messi a fare i razzisti. Cominciamo bene, proprio bene. Cos’è, questa, la prima concessione che Tavecchio fa a coloro, vedi Juventus e Roma, che avevano tremendamente fatto grande ostruzione alla sua nomina? Chi segue “Napoli Magazine” sa cosa questa testata pensi di quei cori, per i quali è stata inventata la formula di “discriminazione territoriale”, mentre trattasi di semplice razzismo. Ero convinto che certe situazioni non si sarebbero più verificate, che queste manifestazioni, specialmente dopo la morte del povero Ciro Esposito, sarebbero state punite come meritavano, ovvero con fortissime multe e la chiusura degli impianti. Macché! Si è fatto addirittura un passo indietro e tutte le attenuanti verranno concesse a chi si divertirà ad offendere un intero popolo. Bravo Tavecchio, era proprio quello che ci voleva per calmare le acque. Sempre a proposito del nuovo presidente, ho letto le suntuose offerte fatte a Conte perché si degnasse di accettare la panchina dell’Italia. L’ex tecnico della Juve (a Torino stanno ancora festeggiando per la sua decisione di andarsene, visto che i giocatori proprio non lo sopportavano più) prenderà circa 5 milioni in due anni (avete letto bene, 5 milioni) sarà responsabile di tutto l’apparato tecnico azzurro. Ho sentito che pretende anche spogliatoi circolari, oltre a continui “stage” e qualcuno mi deve spiegare a che cavolo potrebbe servire questa innovazione. Bene, Conte ha accettato ufficialmente la conclusione dell’affare della sua vita e a noi toccherà di sopportare un altro c.t. supponente, pieno di sé e convinto di essere il nuovo Messia a miracol mostrare. Ma lasciamo la Federcalcio alle sue miserie e occupiamoci di altre miserie, quelle relative al Napoli. Sto seguendo con molta attenzione le notizie di questi giorni. Sto osservando come la critica se ne stia a cuccia, prudente nei giudizi sul non-operato della società. Capisco bene la situazione. La bellezza di 32 anni fa, quando dopo il quasi disastroso inizio dei mondiali ’82 in Spagna, tutta la tifoseria italiana ce l’aveva con gli azzurri. E noi inviati al seguito non facevamo che riportare il malcontento generale. Era criticato il montepremi per una qualificazione ottenuta grazie alla differenza reti e quindi per il rotto della cuffia. Una rivelazione che aveva fatto infuriare l’intero Paese e indispettire i giocatori che presero a pretesto un articoletto scemo su una presunta “liason” fra Paolo Rossi e Antonio Cabrini per decidere il silenzio-stampa ad oltranza. A Barcellona, nella seconda fase, prima i calcioni di Gentile a Maradona poi la presunzione del Brasile contro di noi, infine l’esplosione di Paolo Rossi favorirono la qualificazione alla semifinale. Poi arrivò addirittura il titolo, a pieno merito. A quel punto, le carte erano cambiate e i tifosi, prima inferociti contro l’Italia, cominciarono a prendersela contro i giornalisti, indicati come “memici della Patria e della Nazionale”. Una situazione assurda ma anche una lezione che la stampa sportiva apprese sulla propria pelle. Da allora, nessuno si è più sognato di azzardare pronostici, si aspetta sempre con molta prudenza prima di sbilanciarsi nei giudizi tecnici. E’ quello che sta succedendo a Napoli in questi giorni. Tutti sono scontenti della campagna acquisti del Napoli, nessuno capisce come mai, per esempio, dopo che Benitez lo aveva fatto “risorgere”, sia stato ceduto Fernandez. Mentre il solo motivo è dato da quella bellezza di 10 milioni che lo Swansea ha deciso di versare nella capientissime tasche del presidente del Napoli. Tutti scontenti, ma nessuno parla, nessuno critica, nessuno protesta, salvo rarissime eccezioni. E se poi il Napoli si dovesse qualificare alla grande per la Champions? E se venisse fuori una stagione di primissima grandezza, con la squadra in grado di contendere il titolo alle favorite? Questo il ragionamento che stanno facendo quelli che dovrebbero sottolineare che il club ha un bilancio economico invidiabile che gli consente di investire. Per farla breve, ora come ora il Napoli ha un’intelaiatura più debole rispetto a quella di un anno fa. Ma guai a parlarne male, sarebbe come dare della meretrice alla moglie di Cesare. I tifosi sono sconcertati. Ci sono quelli che non hanno dimenticato il fallimento di qualche anno fa e accettano tutto e anzi continuano a ringraziare deLa. E’ giusto, bisogna essere riconoscenti al nipote del grande Dino ma, come disse quel parsimonioso genovese dopo la notizia della dipartita di un suo conoscente, anche De Laurentiis il suo tornaconto, con lauti interessi, lo ha avuto. Ora basta con la storia dei complimenti per come la società viene gestita a livello economico. Il Napoli rappresenta una grande piazza, la terza d’Italia, e non vince uno scudetto da 24 anni. E’ ora di pensare a questo, oltre che ai conti. A Milano c’è chi con quattro soldi ha cambiato la fisionomia della squadra. Noi qui ci limitiamo a “cazziare” Insigne perché ha chiesto un adeguamento del contratto. Peccato non abbia detto le stesse parole per qualche altro giocatore, in tempi anche recenti. Concludendo, sono disponibile ad essere seppellito sotto montagne di improperi se la nostra squadra, come speriamo tutti, dovesse andare al di là delle previsioni. Le premesse, purtroppo, non ci sono. Ed aspettare la qualificazione per spendere un pò di soldi, potrebbe anche rivelarsi una mossa troppo tardiva.
Rosario Pastore
Napoli Magazine
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di Napoli Magazine
16/08/2014 - 01:00
NAPOLI - Due o tre cose che potrebbero interessare tutti noi. Parlo di noi tifosi del Napoli, di noi sportivi in generale, di noi italiani. Cominciamo da quanto sta succedendo a Roma dopo l’elezione di Tavecchio alla guida della Federcalcio. E cominciamo da quell’interessante notizia che ho letto stamane su qualche giornale. Che ci avverte: dalla prossima stagione, niente più chiusura delle curve degli stadi dove siano stati intonati cori anti-Napoli o anti-napoletani. Al massimo, ci sarà un rimprovero o, nei casi più gravi, una tiratina d’orecchi per quei birbantelli che si sono messi a fare i razzisti. Cominciamo bene, proprio bene. Cos’è, questa, la prima concessione che Tavecchio fa a coloro, vedi Juventus e Roma, che avevano tremendamente fatto grande ostruzione alla sua nomina? Chi segue “Napoli Magazine” sa cosa questa testata pensi di quei cori, per i quali è stata inventata la formula di “discriminazione territoriale”, mentre trattasi di semplice razzismo. Ero convinto che certe situazioni non si sarebbero più verificate, che queste manifestazioni, specialmente dopo la morte del povero Ciro Esposito, sarebbero state punite come meritavano, ovvero con fortissime multe e la chiusura degli impianti. Macché! Si è fatto addirittura un passo indietro e tutte le attenuanti verranno concesse a chi si divertirà ad offendere un intero popolo. Bravo Tavecchio, era proprio quello che ci voleva per calmare le acque. Sempre a proposito del nuovo presidente, ho letto le suntuose offerte fatte a Conte perché si degnasse di accettare la panchina dell’Italia. L’ex tecnico della Juve (a Torino stanno ancora festeggiando per la sua decisione di andarsene, visto che i giocatori proprio non lo sopportavano più) prenderà circa 5 milioni in due anni (avete letto bene, 5 milioni) sarà responsabile di tutto l’apparato tecnico azzurro. Ho sentito che pretende anche spogliatoi circolari, oltre a continui “stage” e qualcuno mi deve spiegare a che cavolo potrebbe servire questa innovazione. Bene, Conte ha accettato ufficialmente la conclusione dell’affare della sua vita e a noi toccherà di sopportare un altro c.t. supponente, pieno di sé e convinto di essere il nuovo Messia a miracol mostrare. Ma lasciamo la Federcalcio alle sue miserie e occupiamoci di altre miserie, quelle relative al Napoli. Sto seguendo con molta attenzione le notizie di questi giorni. Sto osservando come la critica se ne stia a cuccia, prudente nei giudizi sul non-operato della società. Capisco bene la situazione. La bellezza di 32 anni fa, quando dopo il quasi disastroso inizio dei mondiali ’82 in Spagna, tutta la tifoseria italiana ce l’aveva con gli azzurri. E noi inviati al seguito non facevamo che riportare il malcontento generale. Era criticato il montepremi per una qualificazione ottenuta grazie alla differenza reti e quindi per il rotto della cuffia. Una rivelazione che aveva fatto infuriare l’intero Paese e indispettire i giocatori che presero a pretesto un articoletto scemo su una presunta “liason” fra Paolo Rossi e Antonio Cabrini per decidere il silenzio-stampa ad oltranza. A Barcellona, nella seconda fase, prima i calcioni di Gentile a Maradona poi la presunzione del Brasile contro di noi, infine l’esplosione di Paolo Rossi favorirono la qualificazione alla semifinale. Poi arrivò addirittura il titolo, a pieno merito. A quel punto, le carte erano cambiate e i tifosi, prima inferociti contro l’Italia, cominciarono a prendersela contro i giornalisti, indicati come “memici della Patria e della Nazionale”. Una situazione assurda ma anche una lezione che la stampa sportiva apprese sulla propria pelle. Da allora, nessuno si è più sognato di azzardare pronostici, si aspetta sempre con molta prudenza prima di sbilanciarsi nei giudizi tecnici. E’ quello che sta succedendo a Napoli in questi giorni. Tutti sono scontenti della campagna acquisti del Napoli, nessuno capisce come mai, per esempio, dopo che Benitez lo aveva fatto “risorgere”, sia stato ceduto Fernandez. Mentre il solo motivo è dato da quella bellezza di 10 milioni che lo Swansea ha deciso di versare nella capientissime tasche del presidente del Napoli. Tutti scontenti, ma nessuno parla, nessuno critica, nessuno protesta, salvo rarissime eccezioni. E se poi il Napoli si dovesse qualificare alla grande per la Champions? E se venisse fuori una stagione di primissima grandezza, con la squadra in grado di contendere il titolo alle favorite? Questo il ragionamento che stanno facendo quelli che dovrebbero sottolineare che il club ha un bilancio economico invidiabile che gli consente di investire. Per farla breve, ora come ora il Napoli ha un’intelaiatura più debole rispetto a quella di un anno fa. Ma guai a parlarne male, sarebbe come dare della meretrice alla moglie di Cesare. I tifosi sono sconcertati. Ci sono quelli che non hanno dimenticato il fallimento di qualche anno fa e accettano tutto e anzi continuano a ringraziare deLa. E’ giusto, bisogna essere riconoscenti al nipote del grande Dino ma, come disse quel parsimonioso genovese dopo la notizia della dipartita di un suo conoscente, anche De Laurentiis il suo tornaconto, con lauti interessi, lo ha avuto. Ora basta con la storia dei complimenti per come la società viene gestita a livello economico. Il Napoli rappresenta una grande piazza, la terza d’Italia, e non vince uno scudetto da 24 anni. E’ ora di pensare a questo, oltre che ai conti. A Milano c’è chi con quattro soldi ha cambiato la fisionomia della squadra. Noi qui ci limitiamo a “cazziare” Insigne perché ha chiesto un adeguamento del contratto. Peccato non abbia detto le stesse parole per qualche altro giocatore, in tempi anche recenti. Concludendo, sono disponibile ad essere seppellito sotto montagne di improperi se la nostra squadra, come speriamo tutti, dovesse andare al di là delle previsioni. Le premesse, purtroppo, non ci sono. Ed aspettare la qualificazione per spendere un pò di soldi, potrebbe anche rivelarsi una mossa troppo tardiva.
Rosario Pastore
Napoli Magazine
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