NAPOLI - Scampia, da sempre indicata come uno dei quartieri più degradati di Napoli, "regno" della malavita se non della Camorra, ha dato una prova di grandissima civiltà, quella civiltà che è dentro il DNA della sua gente, per troppo tempo svillaneggiata da una minoranza. Scampia, che ha perduto un figlio amatissimo, ha voluto salutarlo per l'ultima volta con compostezza e con parole di grandissima umanità. In tutti i filmati, chi si aspettava espressioni di odio e vendetta, ha ascoltato solo parole gonfie di dolore e sofferenza, ma non apportatrici di rivalse. Certo, c'era tensione, ma ognuno la esprimeva con le sue lacrime e le sue preghiere, con le invocazioni a Ciro e con gli applausi a quell'eroica madre ed alla famiglia che, dai primissimi momenti, non hanno chiesto azioni vendicatrici ma hanno invocato perdono e, specialmente, giustizia. Quella giustizia che agli occhi dei più appare lenta, farraginosa, perché punta il dito contro personaggi importanti. Ma che non sono intoccabili. Su quanto è accaduto a Roma in quella sera di maggio, ci sono responsabilità ben precise che vanno perseguite e colpite. Non vogliamo beatificare nessuno, tanto meno il Sindaco di Napoli, che ha sentito il dovere, a differenza di chi più aveva l'obbligo di farlo, di disertare una festa mondana per essere vicino alla disgrazia che coinvolge tutta la sua città. A chilometri di distanza, il cardinale Sepe brindava alle glorie di un fabbricante di cravatte alla moda insieme con gente che sentiva a lui più vicina. Dimenticando la lezione che il suo Papa, il Papa di tutti noi, Francesco, sta dando alla Cristianità con le Sue omelie a favore dei più umili. Ebbene, il Sindaco (lui sì, che in questa occasione merita la maiuscola) ha pronunciato parole pregne di umanità e ragionevolezza. Ha detto che la morte di Ciro non deve far nascere altro odio ma deve indicarci la strada che, è bene ribadirlo, la stessa madre del ragazzo implora. Ora, è chiaro che certe cose non cambiano dall'oggi al domani, è chiaro che decenni di rivalità sportiva non possono all'improvviso trasformarsi in fratellanza. E' un'opera difficile, ma non impossibile. La cosa più importante è cominciare. Il Vangelo, che il cardinale sembra aver trascurato, parla di uomini di buona volontà. A Scampia c'erano centinaia, migliaia di questi uomini e donne che sono stanchi di dolore e di lacrime, specialmente a causa di una partita di calcio e della follia che ha armato la mano di un individuo, che dovrà pagare per il proprio delitto. Come dovranno pagare tutti coloro che non hanno fatto niente perché quella disgrazia si compisse. Napoli Magazine è una testata che parla di sport, di calcio in particolare e che fa della squadra del Napoli il principale oggetto del proprio interesse. Ma Napoli Magazine chiede anche che questo sport non muoia per colpa di minoranze che fanno della violenza la loro fede. E quando parlo di violenza, intendo quelle frange della tifoserie che negli stadi d'Italia, anche in alcuni del Sud, purtroppo, intonano cori vergognosi contro un popolo che probabilmente invidiano per la sua storia, per il suo retroterra culturale, per la sua antichissima civiltà. Ecco, quei cori, quelle manifestazioni selvagge vanno punite, vanno bandite per sempre dai campi di tutta Italia. Questo chiede Scampia, questo chiede Napoli, questo chiede la parte buona, che per fortuna è maggioranza, di tutta Italia. Esiste, oltre alla Giustizia Ordinaria, che farà le sue indagini fino in fondo, anche una Giustizia Sportiva che deve smetterla di dormire, deve finalmente farsi sentire. Quando nacquero i cori sul Vesuvio, ebbero, naturalmente, una culla. Quello stadio di Torino, vanto, a ragione, di un club che aveva creato qualcosa di magnifico dal punto di vista sportivo, venne "sporcato" da una parte dei suoi frequentatori. Era una minoranza, è vero, ma bisognava dare un esempio e quello stadio doveva essere squalificato non in un solo settore ma tutto, perché la punizione servisse da monito. Non lo si fece e si tirò fuori un'espressione, "discriminazione territoriale", espressione ipocrita che avrebbe voluto addolcire quella che non era altro che una forma di razzismo. Napoli Magazine vuole, anzi pretende, che là dove si oserà ancora intonare certi cori, la Giustizia Sportiva intervenga pesantemente, chiudendo tutto l'impianto. Questo non per vendetta ma solo per dare una lezione ai più incivili, costringendo chi gli sta vicino a zittirli, ad annullarli. La nostra è una campagna che continuerà. Chiederemo di essere ascoltati dappertutto, anche a livello di Presidenza del Consiglio dei Ministri. Matteo Renzi era presente all'Olimpico quel giorno, forse anche lui venne sopraffatto da quanto stava succedendo, forse anche a lui raccontarono frottole su quanto in realtà era accaduto fuori dallo stadio. Occorre che qualcuno lo renda edotto di quanto effettivamente accadde quel giorno. Certo, sarebbe stato bello, anzi umano se a Scampia fosse stato presente qualcuno del Governo della Repubblica: si stava piangendo la morte di un giovane che avrebbe avuto tutto il diritto di vivere la sua vita fino in fondo. Parliamo di semplice dimenticanza, per amore di carità. Ma non ci siano più dimenticanze, distrazioni quando si parla di una città che, un secolo e mezzo fa, era fra le 3 più importanti e ricche d'Europa, ovvero del Mondo intero e che poi, per motivi che solo ufficialmente vengono definiti oscuri, è ridotta fra le ultime d'Italia. Napoli merita attenzione e rispetto ed è pronta a rispondere con gli stessi sentimenti. Napoli Magazine vuole farsene testimone ed è convinta che la sua battaglia porterà frutti degni.
Rosario Pastore
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
29/06/2014 - 22:00
NAPOLI - Scampia, da sempre indicata come uno dei quartieri più degradati di Napoli, "regno" della malavita se non della Camorra, ha dato una prova di grandissima civiltà, quella civiltà che è dentro il DNA della sua gente, per troppo tempo svillaneggiata da una minoranza. Scampia, che ha perduto un figlio amatissimo, ha voluto salutarlo per l'ultima volta con compostezza e con parole di grandissima umanità. In tutti i filmati, chi si aspettava espressioni di odio e vendetta, ha ascoltato solo parole gonfie di dolore e sofferenza, ma non apportatrici di rivalse. Certo, c'era tensione, ma ognuno la esprimeva con le sue lacrime e le sue preghiere, con le invocazioni a Ciro e con gli applausi a quell'eroica madre ed alla famiglia che, dai primissimi momenti, non hanno chiesto azioni vendicatrici ma hanno invocato perdono e, specialmente, giustizia. Quella giustizia che agli occhi dei più appare lenta, farraginosa, perché punta il dito contro personaggi importanti. Ma che non sono intoccabili. Su quanto è accaduto a Roma in quella sera di maggio, ci sono responsabilità ben precise che vanno perseguite e colpite. Non vogliamo beatificare nessuno, tanto meno il Sindaco di Napoli, che ha sentito il dovere, a differenza di chi più aveva l'obbligo di farlo, di disertare una festa mondana per essere vicino alla disgrazia che coinvolge tutta la sua città. A chilometri di distanza, il cardinale Sepe brindava alle glorie di un fabbricante di cravatte alla moda insieme con gente che sentiva a lui più vicina. Dimenticando la lezione che il suo Papa, il Papa di tutti noi, Francesco, sta dando alla Cristianità con le Sue omelie a favore dei più umili. Ebbene, il Sindaco (lui sì, che in questa occasione merita la maiuscola) ha pronunciato parole pregne di umanità e ragionevolezza. Ha detto che la morte di Ciro non deve far nascere altro odio ma deve indicarci la strada che, è bene ribadirlo, la stessa madre del ragazzo implora. Ora, è chiaro che certe cose non cambiano dall'oggi al domani, è chiaro che decenni di rivalità sportiva non possono all'improvviso trasformarsi in fratellanza. E' un'opera difficile, ma non impossibile. La cosa più importante è cominciare. Il Vangelo, che il cardinale sembra aver trascurato, parla di uomini di buona volontà. A Scampia c'erano centinaia, migliaia di questi uomini e donne che sono stanchi di dolore e di lacrime, specialmente a causa di una partita di calcio e della follia che ha armato la mano di un individuo, che dovrà pagare per il proprio delitto. Come dovranno pagare tutti coloro che non hanno fatto niente perché quella disgrazia si compisse. Napoli Magazine è una testata che parla di sport, di calcio in particolare e che fa della squadra del Napoli il principale oggetto del proprio interesse. Ma Napoli Magazine chiede anche che questo sport non muoia per colpa di minoranze che fanno della violenza la loro fede. E quando parlo di violenza, intendo quelle frange della tifoserie che negli stadi d'Italia, anche in alcuni del Sud, purtroppo, intonano cori vergognosi contro un popolo che probabilmente invidiano per la sua storia, per il suo retroterra culturale, per la sua antichissima civiltà. Ecco, quei cori, quelle manifestazioni selvagge vanno punite, vanno bandite per sempre dai campi di tutta Italia. Questo chiede Scampia, questo chiede Napoli, questo chiede la parte buona, che per fortuna è maggioranza, di tutta Italia. Esiste, oltre alla Giustizia Ordinaria, che farà le sue indagini fino in fondo, anche una Giustizia Sportiva che deve smetterla di dormire, deve finalmente farsi sentire. Quando nacquero i cori sul Vesuvio, ebbero, naturalmente, una culla. Quello stadio di Torino, vanto, a ragione, di un club che aveva creato qualcosa di magnifico dal punto di vista sportivo, venne "sporcato" da una parte dei suoi frequentatori. Era una minoranza, è vero, ma bisognava dare un esempio e quello stadio doveva essere squalificato non in un solo settore ma tutto, perché la punizione servisse da monito. Non lo si fece e si tirò fuori un'espressione, "discriminazione territoriale", espressione ipocrita che avrebbe voluto addolcire quella che non era altro che una forma di razzismo. Napoli Magazine vuole, anzi pretende, che là dove si oserà ancora intonare certi cori, la Giustizia Sportiva intervenga pesantemente, chiudendo tutto l'impianto. Questo non per vendetta ma solo per dare una lezione ai più incivili, costringendo chi gli sta vicino a zittirli, ad annullarli. La nostra è una campagna che continuerà. Chiederemo di essere ascoltati dappertutto, anche a livello di Presidenza del Consiglio dei Ministri. Matteo Renzi era presente all'Olimpico quel giorno, forse anche lui venne sopraffatto da quanto stava succedendo, forse anche a lui raccontarono frottole su quanto in realtà era accaduto fuori dallo stadio. Occorre che qualcuno lo renda edotto di quanto effettivamente accadde quel giorno. Certo, sarebbe stato bello, anzi umano se a Scampia fosse stato presente qualcuno del Governo della Repubblica: si stava piangendo la morte di un giovane che avrebbe avuto tutto il diritto di vivere la sua vita fino in fondo. Parliamo di semplice dimenticanza, per amore di carità. Ma non ci siano più dimenticanze, distrazioni quando si parla di una città che, un secolo e mezzo fa, era fra le 3 più importanti e ricche d'Europa, ovvero del Mondo intero e che poi, per motivi che solo ufficialmente vengono definiti oscuri, è ridotta fra le ultime d'Italia. Napoli merita attenzione e rispetto ed è pronta a rispondere con gli stessi sentimenti. Napoli Magazine vuole farsene testimone ed è convinta che la sua battaglia porterà frutti degni.
Rosario Pastore
Napoli Magazine
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